Silvio
Gesell
The Natural
Economic Order
(1916) Money Part. Free-Economy Publishing Co., San Antonio, Texas 1934.
Introduzione, pp.
3-9.
Freigeld. Il
denaro come dovrebbe essere
[
Traduzione di Giorgio D.M. ]
Se agli imprenditori fosse offerto il capitale monetario a un tasso di
interesse pari alla metà di quello attuale, il rendimento di tutte le altre
forme di capitale sarebbe necessariamente anch’esso ridotto della metà.
Se, per esempio, una casa rende più dell’interesse che il costruttore
paga sul denaro preso in prestito per costruire una nuova casa, o se
l’interesse sul denaro speso per disboscare un terreno è inferiore alla rendita
di un terreno agricolo di pari qualità, la concorrenza deve inevitabilmente
ridurre le rendite degli immobili e dei terreni portandole al livello del
minore interesse sul denaro, e in questo modo causare una riduzione del
“plus-valore”.
Perciò il metodo più sicuro per deprezzare il capitale reale (una casa,
un terreno) o, in altre parole, per diminuire il “plus-valore” a favore dei
salari, è, logicamente, quello di creare e mettere in opera capitali reali
addizionali.
Secondo tutte le leggi economiche, l’incremento della produzione di
capitale determina un incremento anche del capitale totale offerto ai
lavoratori, innalzando così i salari e infine riducendo il tasso di interesse
(il “plus-valore”) a zero.
Pierre-Joseph Proudhon, Che cos’è la proprietà?
L’abolizione dei redditi non
guadagnati [unearned income], del cosiddetto “plus-valore” [“surplus-value”],
chiamato anche interesse o rendita, è lo scopo economico immediato di ogni
movimento socialista.
Il metodo generalmente proposto per
il raggiungimento di questo obiettivo è il comunismo nella forma della
nazionalizzazione o socializzazione della produzione.
Conosco un solo socialista - Pierre-Joseph
Proudhon - la cui indagine sulla natura del capitale abbia evidenziato la
possibilità di un’altra soluzione del problema.
La necessità della nazionalizzazione
della produzione è affermata basandosi sul fatto che la natura dei mezzi di
produzione la richiede.
Si afferma generalmente, in modo
sbrigativo, come se fosse un’ovvietà, che la proprietà dei mezzi di produzione
deve necessariamente, in tutte le circostanze, dare sempre al capitalista il
sopravvento quando contratta con i lavoratori sui salari - un vantaggio
rappresentato, e destinato ad essere rappresentato per l’eternità, dal “plus-valore”
o dall’interesse sul capitale.
Nessuno, eccetto Proudhon, fu capace
di concepire il fatto che la prevalenza, oggi manifestamente dal lato della
proprietà, potesse essere spostata dal lato degli spossessati (i lavoratori),
semplicemente con la costruzione di una nuova casa di fianco ad ogni casa
esistente, di una nuova fabbrica di fianco ad ogni fabbrica già in attività.
Proudhon mostrò ai socialisti, più di
cinquanta anni fa, che un ininterrotto e duro lavoro è l’unico modo di
attaccare il capitale con successo.
Ma questa verità è ancora più lontana
dalla loro comprensione oggi di quanto lo fosse ai tempi di Proudhon.
Proudhon, in realtà, non è stato
interamente dimenticato, ma non è mai stato pienamente capito.
Se il suo suggerimento fosse stato capito
e messo in pratica, oggi il capitale non esisterebbe più.
Poiché egli scelse il metodo
sbagliato (le banche di scambio), tutta la sua teoria fu screditata.
Come avvenne che la teoria del
capitale di Marx ebbe successo nel soppiantare quella di Proudhon e
nell’assicurare un dominio incontrastato al socialismo comunista?
Per quale motivo si parla oggi di
Marx e della sua teoria in ogni giornale del mondo?
Alcuni hanno suggerito come
spiegazione l’irrealizzabilità, e la conseguente innocuità, della dottrina di
Marx.
“Nessun
capitalista si preoccupa della sua teoria, proprio come nessun capitalista si
preoccupa della dottrina cristiana; è quindi oggettivamente un vantaggio per il
capitale che si discuta il più ampiamente possibile di Marx e di Cristo, perché
Marx non può mai danneggiare il capitale.
Ma state in guardia contro Proudhon: è meglio evitare che sia letto o
ascoltato.
E’ una persona pericolosa, perché non c’è modo di negare che se ai
lavoratori fosse consentito di rimanere al lavoro senza ostacoli, impedimenti o
interruzioni, il capitale sarebbe presto soffocato da un eccesso di offerta di
capitale (che non deve essere confusa con un eccesso di produzione di
prodotti).
La proposta di Proudhon per attaccare il capitale è davvero pericolosa,
perché può essere messa in pratica immediatamente.
Il programma di Marx parla della tremenda capacità produttiva degli
odierni lavoratori specializzati che impiegano macchinari e strumenti moderni
ma Marx non può mettere all’opera questa tremenda capacità produttiva mentre
nelle mani di Proudhon essa diventa un’arma letale contro il capitale.
Perciò parliamo d’altro, parliamo a lungo di Marx, così che Proudhon
possa essere sempre più sicuramente dimenticato.”
A mio parere questa spiegazione è
giusta.
E non è lo stesso per il movimento
per la riforma agraria di Henry George?
I proprietari terrieri si sono presto
accorti che questa era una pecora travestita da lupo, che la tassazione della
rendita della terra non avrebbe potuto essere realizzata in modo efficace, e
che l’uomo e la sua riforma erano perciò innocui.
Alla stampa fu concesso di pubblicizzare
l’Utopia di Henry George, e i riformatori agrari furono ovunque ricevuti dalla
migliore società. Ogni proprietario agrario tedesco e ogni speculatore sui dazi
imposti sulle importazioni di cereali divenne un sostenitore della sua
proposta. Il leone era privo di artigli, quindi si poteva giocare con lui senza
pericolo, così come molte persone alla moda provano gusto nel giocare con i principi
del cristianesimo.
Lo studio del capitale compiuto da Marx si smarrisce proprio al suo
inizio.
1. Marx è vittima di un errore
comune, e considera il capitale come ricchezza reale.
Per Proudhon invece, l’interesse non
è il prodotto di una ricchezza reale, ma di uno stato economico, di una
condizione del mercato.
2. Marx considera il “plus-valore”
come una spoliazione compiuta grazie all’abuso di potere che consente la
proprietà.
Per Proudhon il “plus-valore” è
soggetto alla legge della domanda e dell’offerta.
3. Secondo Marx il “plus-valore” deve
invariabilmente essere positivo.
Per Proudhon deve essere considerata
anche la possibilità di un “plus-valore” negativo. (Il “plus-valore” positivo è
il “plus-valore” dal lato dell’offerta, cioè del capitale, il “plus-valore”
negativo è il “plus-valore” dal lato del lavoro.)
4. Il rimedio proposto da Marx è la
supremazia politica degli spossessati, che deve essere raggiunta per mezzo
dell’organizzazione.
Il rimedio proposto da Proudhon è la
rimozione degli ostacoli che ci impediscono di sviluppare pienamente la nostra
capacità produttiva.
5. Per Marx gli scioperi e le crisi
sono benvenuti, e la finale, violenta, espropriazione degli espropriatori è lo
strumento per raggiungere il fine.
Proudhon invece dice: non fatevi mai,
in nessun caso, dissuadere dal lavorare, e scoraggiare dalla disoccupazione;
perché nulla è più fatale per il capitale che il duro lavoro.
6. Marx dice: gli scioperi e le crisi
vi porteranno avanti lungo la strada che conduce al vostro obiettivo; il grande
collasso vi porterà in paradiso.
No, dice Proudhon, questo è un
inganno, metodi di questo tipo vi allontaneranno dal vostro obiettivo. Con
queste tattiche non riuscirete che a rubacchiare al massimo un uno per cento
dall’interesse.
7. Per Marx la proprietà privata significa
potere e supremazia.
Proudhon, al contrario, riconosce che
questa supremazia ha origine nel denaro, e che in condizioni mutate la forza
della proprietà privata potrebbe essere trasformata in debolezza.
Il capitale addizionale riduce il potere del capitale.
Se, come afferma Marx, il capitale è
ricchezza reale, il cui possesso dà al capitalista la sua supremazia, ogni
incremento di questa ricchezza reale dovrebbe necessariamente rafforzare il
capitale.
Se un carico di fieno o una carriola
piena di libri di economia pesano 100 chili, due carichi devono pesare
esattamente 200 chili. In modo simile se una casa rende 10.000 euro di “plus-valore”
all’anno, dieci case aggiunte a questa devono sempre, e ovviamente, rendere
dieci volte 10.000 euro - se ci si basa sull’assunzione che il capitale sia
semplicemente ricchezza reale.
Ora, tutti noi sappiamo che il
capitale non può essere sommato come i beni reali, perché non infrequentemente
il capitale addizionale diminuisce il valore del capitale già esistente.
La verità di questa osservazione può
essere provata con l’osservazione dei fatti di tutti i giorni.
In certe condizioni il prezzo di una
tonnellata di pesce può essere maggiore del prezzo di 100 tonnellate. Quale
sarebbe il prezzo dell’aria se non fosse così abbondante? Dato che lo è,
l’abbiamo gratis.
La furia edificatrice dei lavoratori è fatale per il capitale immobiliare.
Non molto tempo prima dello scoppio
della guerra, i proprietari di immobili nella periferia di Berlino erano disperati
per il declino della rendita delle case, cioè del “plus-valore”, e la stampa dei
capitalisti denunciava con clamore la:
“furia edificatrice dei lavoratori e degli
imprenditori”
e il
“flagello edificatorio diffuso nel settore
delle costruzioni”.
(citazioni
tratte dalla stampa tedesca)
Queste espressioni non sono una
rivelazione della natura precaria del capitale?
Il capitale, nei cui confronti i
seguaci di Marx nutrono un così grande timore reverenziale, muore per il “flagello edificatorio”; arretra di
fronte alla “furia edificatrice” dei
lavoratori!
Cosa avrebbero suggerito Proudhon e
Marx in questa situazione?
“Smettete
di costruire!” avrebbe gridato Marx; “protestate,
fate in modo di non essere impiegati, lamentatevi della vostra disoccupazione,
dichiarate uno sciopero! Perché ogni casa che costruite incrementa il potere
dei capitalisti altrettanto sicuramente quanto due più due fa quattro.
Il potere del capitale è misurato dal plus-valore, in questo caso dalla
rendita delle case; così maggiore è il numero delle case e più potente diventa,
sicuramente, il capitale.
Perciò lasciate che vi consigli, limitate la vostra produzione, agitatevi
per una giornata lavorativa di otto o anche sei ore, perché ogni casa che
costruite incrementa la rendita immobiliare, e la rendita immobiliare è
plus-valore.
Frenate, perciò, la vostra furia edificatrice, perché meno costruite e
più a buon prezzo troverete una casa!”.
Probabilmente Marx si sarebbe
trattenuto dal dire una sciocchezza simile. Ma la dottrina di Marx, che tratta
il capitale come se fosse ricchezza reale, induce in errore i lavoratori
portandoli a pensare e ad agire in questo modo.
Ora ascoltiamo Proudhon: “Avanti a tutta forza! Viva la furia
edificatrice, dateci il flagello edificatorio! Lavoratori e imprenditori, in
nessun caso lasciate che la cazzuola vi sia strappata dalle mani. Abbasso tutti
quelli che tentano di interferire con il vostro lavoro, essi sono i vostri
nemici mortali!
Chi sono questi che cianciano di un flagello edificatorio, di una
sovra-produzione nel settore delle costruzioni, mentre le rendite immobiliari
ancora mostrano tracce di un “plus-valore”, di un interesse sul capitale?
Che il capitale muoia per il flagello edificatorio!
Per soli cinque anni vi è stato permesso di indulgere nella vostra furia
edificatrice e già i capitalisti accusano il colpo, già si lamentano del
declino del “plus-valore”; le rendite sono già calate dal 4 al 3 per cento -
cioè di un quarto.
Ancora tre volte cinque anni di lavoro senza ostacoli, e voi potrete
festeggiare in case liberate dal “plus-valore”.
Il capitale sta morendo, e siete voi che lo state uccidendo con il vostro
lavoro.”
Il denaro è una sentinella posta alle porte del mercato.
La verità è lenta come un coccodrillo
nel fango del Nilo eterno. Non si cura del tempo, un’era è nulla per essa,
perché è eterna.
Ma la verità ha un agente che,
mortale come l’uomo, è sempre di fretta. Per questo agente, il tempo è denaro;
è sempre indaffarato e concitato, e il suo nome è errore. L’errore non può
permettersi di nascondersi e di lasciar passare le ere. Esso dà e riceve
continuamente duri colpi. L’errore è sulla strada di ognuno e ognuno è sulla
sua strada. L’errore è il vero ostacolo.
Anche se Proudhon fosse stato
realmente nascosto e dimenticato, la natura del capitale sarebbe tuttavia
rimasta la stessa. La verità sarebbe stata scoperta da un altro; la verità non
si cura del nome dello scopritore.
L’autore di questo libro fu condotto
nel sentiero percorso da Proudhon e giunse alle stesse conclusioni.
Forse fu fortunato ad ignorare la
teoria del capitale di Proudhon, perché così fu capace di compiere il suo
lavoro in modo più indipendente, e l’indipendenza è la migliore condizione per
la ricerca scientifica.
L’autore è stato più fortunato di
Proudhon.
Ha scoperto quello che Proudhon aveva
scoperto cinquanta anni prima, cioè la natura del capitale, ma ha anche
scoperto una via praticabile che porta all’obiettivo di Proudhon. Ed è questo,
dopo tutto, quello che conta.
Proudhon chiese: perché siamo a corto
di case, di macchinari e di navi?
E anch’egli dette la risposta giusta:
perché il denaro limita la loro costruzione.
O, per usare le sue parole: “Perché il denaro è una sentinella posta
all’ingresso dei mercati, con l’ordine di non far passare nessuno. Il denaro,
voi pensate, è la chiave che apre le porte del mercato (intendendo con questo
termine lo scambio dei prodotti) ma questo non è vero - il denaro è il
catenaccio che impedisce l’accesso”.
Il denaro semplicemente non tollererà
un’altra casa costruita in aggiunta per ognuna di quelle esistenti.
Non appena il capitale cessa di
rendere l’interesse consueto, il denaro entra in sciopero e ferma il lavoro.
Il denaro, perciò, agisce come un
siero contro il “flagello edificatorio” e la “furia edificatrice”.
Esso rende il capitale (case,
impianti industriali, navi) immune dalla minaccia del suo stesso incremento.
Avendo scoperto la natura di ostacolo
o di blocco del denaro, Proudhon lanciò lo slogan: combattiamo il privilegio
del denaro innalzando i prodotti e il lavoro al livello del denaro. Perché, due
privilegi, se opposti, si neutralizzano l’un l’altro.
Dando ai prodotti il peso
supplementare che oggi ha il denaro, facciamo in modo che i due pesi si
bilancino a vicenda.
Questa era l’idea di Proudhon, e per
metterla in pratica egli fondò le banche di scambio. Come tutti sanno, esse
fallirono.
Il denaro è superiore alle merci.
E tuttavia la soluzione del problema,
che sfuggì a Proudhon, è abbastanza semplice.
Tutto quello che è necessario è
semplicemente abbandonare l’abituale punto di vista del possessore del
denaro, e di guardare al problema dal punto di vista del lavoro e del
possessore dei prodotti.
Questo spostamento del punto di
osservazione ci farà afferrare la soluzione in modo diretto.
I prodotti, non il denaro, sono il
reale fondamento della vita economica.
I prodotti e i loro composti
costituiscono il 99% della nostra ricchezza, il denaro solo l’1%.
Perciò trattiamo i prodotti come
trattiamo le fondamenta, cioè non lasciamo che siano manomessi. Dobbiamo accettare
i prodotti come appaiono sul mercato. Non dobbiamo alterarli.
Se marciscono, si rompono o
periscono, lasciamoglielo fare, è la loro natura. Per quanto efficientemente
possiamo organizzare le banche di scambio di Proudhon, non possiamo impedire
che il giornale rimasto nelle mani dell’edicolante sia ridotto, due ore dopo, a
carta straccia, se non ha trovato un acquirente.
Inoltre dobbiamo ricordare che il
denaro è un mezzo universale di risparmio; tutto il denaro che serve il
commercio come mezzo di scambio giunge alle banche di risparmio e lì giace
finché non è spinto di nuovo in circolazione dall’interesse.
E come possiamo innalzare i prodotti
al livello della moneta contante (in oro) agli occhi dei risparmiatori?
Come possiamo indurli, invece che a
risparmiare denaro, a riempire le loro casse o i loro ripostigli con paglia,
libri, olio, prosciutti, olio, pelli, guano, dinamite, porcellane, etc.?
Proprio questo è quello a cui davvero
mirava Proudhon nel tentativo di portare allo stesso livello i prodotti e il
denaro.
Proudhon aveva trascurato il fatto
che il denaro non è solo un mezzo di scambio, ma anche un mezzo di risparmio, e
che il denaro e le patate, il denaro e la calce, il denaro e i vestiti non
possono mai in nessuna circostanza essere considerate come cose di eguale
valore nelle casse dei risparmiatori.
Un giovane che risparmi per la
vecchiaia preferirà una singola moneta d’oro al contenuto del più ampio
magazzino.
Abbassiamo il denaro al livello delle merci!
Non possiamo perciò manomettere i
prodotti; essi sono il fattore primario al quale tutti gli altri devono essere
adattati.
Ma consideriamo un po’ più da vicino
il denaro, perché in esso alcuni cambiamenti possono risultare fattibili.
Il denaro deve sempre rimanere quello
che è attualmente?
Il denaro, come merce, deve essere
superiore alle merci rispetto alle quali dovrebbe servire come mezzo di
scambio?
In caso di incendio, inondazione,
crisi, guerra, cambiamenti della moda, etc., solo il denaro deve rimanere
indenne da qualsiasi danno?
Perché il denaro deve essere
superiore ai beni che dovrebbe servire?
E non è la superiorità rispetto ai
prodotti il privilegio che troviamo essere la causa del “plus-valore”, il
privilegio che Proudhon tentò di abolire?
Poniamo, allora, un termine ai privilegi
del denaro.
Nessuno, neppure i risparmiatori, gli
speculatori o i capitalisti, deve trovare il denaro, come merce, preferibile a
quello che contengono i mercati, i negozi e i magazzini.
Se il denaro non deve dominare sui
prodotti, esso si deve deteriorare come i prodotti.
Che il denaro sia attaccato dalle
tarme e dalla ruggine, che si ammali, che scappi. E quando giunge la morte, che
il suo possessore paghi il costo della sepoltura.
Allora, e non prima di allora,
potremo dire che il denaro e i prodotti sono pari e perfettamente equivalenti -
come Proudhon voleva renderli.
Poniamo questa domanda nei termini di
una formula commerciale.
Chi possiede delle merci, durante il
loro immagazzinamento, invariabilmente incorre in una perdita, sia in quantità
che in qualità. Inoltre deve pagare il
costo dello stoccaggio (il canone di locazione, l’assicurazione, la
sorveglianza, e così via).
A quanto ammonta tutto questo in un
anno? Diciamo al 5% - che è più probabilmente al di sotto che non al di sopra
del costo effettivo.
Invece quale deprezzamento subisce il
banchiere, il capitalista o chi abbia accumulato crediti sul denaro che
possiede o sui prestiti che ha concesso?
Di quanto è diminuito il valore del
bottino di guerra accumulato nella Juliussturm di Spandau, a Berlino, nel corso
dei 44 anni nei quali è stato conservato lì? Neppure di un centesimo!
Dal momento che le cose stanno così,
abbiamo trovato la risposta alla nostra domanda: dobbiamo imporre al denaro le stesse
perdite che subiscono le merci con la necessità dell’immagazzinamento.
Così il denaro non è più superiore ai
prodotti; è indifferente per tutti possedere, o risparmiare, denaro o merci.
Il denaro e le merci sono così
perfettamente equivalenti; il problema di Proudhon è risolto e sono spezzate le
catene che hanno impedito all’umanità di sviluppare pienamente le sue capacità
produttive.
[FINE]