Antonio Gramsci
Passato e presente
Giulio Einaudi
editore, Torino 1951.
Una edizione
digitale di Passato e presente, quella del "progetto Manuzio"
dell'associazione culturale Liber Liber, è disponibile qui.
Costruttori di soffitte
Costruttori di soffitte
Una generazione può essere giudicata
dallo stesso giudizio che essa dà della generazione precedente, un periodo
storico dal suo stesso modo di considerare il periodo da cui è stato preceduto.
Una generazione che deprime la
generazione precedente, che non riesce a vederne le grandezze e il significato
necessario, non può che essere meschina e senza fiducia in se stessa, anche se
assume pose gladiatorie e smania per la grandezza.
È il solito rapporto tra il grande uomo
e il cameriere.
Fare il deserto per emergere e
distinguersi.
Una generazione vitale e forte, che si
propone di lavorare e di affermarsi, tende invece a sopravalutare la
generazione precedente perché la propria energia le dà la sicurezza che andrà
anche più oltre; semplicemente vegetare è già superamento di ciò che è dipinto
come morto.
Si rimprovera al passato di non aver
compiuto il compito del presente: come sarebbe più comodo se i genitori
avessero già fatto il lavoro dei figli.
Nella svalutazione del passato è
implicita una giustificazione della nullità del presente: chissà cosa avremmo
fatto noi se i nostri genitori avessero fatto questo e quest’altro..., ma essi
non l’hanno fatto e, quindi, noi non abbiamo fatto nulla di più.
Una soffitta su un pianterreno è meno
soffitta di quella sul decimo o trentesimo piano?
Una generazione che sa far solo
soffitte si lamenta che i predecessori non abbiano già costruito palazzi di dieci
o trenta piani.
Dite di esser capaci di costruire
cattedrali ma non siete capaci che di costruire soffitte.
Differenza col Manifesto, che esalta la grandezza della classe moritura.
(pp. 102-103)
Vecchi e giovani
Nel succedersi delle generazioni (e
in quanto ogni generazione esprime la mentalità di un’epoca storica) può
avvenire che si abbia una generazione anziana dalle idee antiquate e una
generazione giovane dalle idee infantili, che cioè manchi l’anello storico
intermedio, la generazione che abbia potuto educare i giovani.
Tutto ciò è relativo, s’intende.
Questo anello intermedio non manca
mai del tutto, ma può essere molto debole «quantitativamente» e quindi
materialmente nell’impossibilità di sostenere il suo compito.
Ancora: ciò può avvenire per un
gruppo sociale e non per un altro.
Nei gruppi subalterni il fenomeno si
verifica più spesso e in modo più grave, per la difficoltà, insita nell’essere
«subalterno», di una continuità organica dei ceti intellettuali dirigenti e per
il fatto che per i pochi elementi che possono esistere all’altezza dell’epoca
storica è difficile organizzare ciò che gli americani chiamano trust dei cervelli.
(pp. 103-104)
[FINE]
Nessun commento:
Posta un commento