Abba P. Lerner
The Burden of Debt
The Review of Economics and Statistics, Vol. 43, No. 2
(May, 1961), pp.139-141
Pubblicazione
disponibile qui.
L’onere del debito
[
Traduzione di Giorgio D.M. ]
“Ma senti,” protestò la moglie del Rabbino, “quando una delle due parti
in lite ti ha esposto il suo punto di vista tu hai detto: “avete proprio
ragione”, e poi, quando l’altra parte ti ha esposto il suo punto di vista, tu di
nuovo hai detto: “avete proprio ragione”; sicuramente non possono avere ragione entrambe, no?” Al che il Rabbino rispose: “Mia cara, hai proprio ragione!”
I signori Bowen, Davis e Kopf hanno
mostrato 1 che l’onere reale di un progetto realizzato utilizzando
risorse nel presente può essere trasferito alle generazioni future attraverso
l’indebitamento interno, purché si definisca il termine “generazione” in modo
particolare.
E’ facile provare nello stesso modo
che tutti i politici sono economisti o che tutti gli economisti sono somari,
purché si definisca il termine “economista” in modo particolare.
Però anche se io chiamo zampa la coda
di una pecora questo non trasformerà la pecora in un animale con cinque zampe.
La questione qui riguarda certamente
più la terminologia che la sostanza.
Tuttavia è certamente una questione
della massima importanza perché la conclusione raggiunta da Bowen e dagli
altri, sebbene non sbagliata sulla base delle definizioni da essi adottate, è
destinata ad essere male interpretata come se significasse quello che sembra
voler dire nel linguaggio comune e come se davvero implicasse che la massima
parte dei politici comprendono l’economia meglio degli economisti – la massima
parte dei quali, se non tutti, sono dei somari.
Bowen, Davis e Kopf hanno
assolutamente ragione quando concordano che non c’è “assolutamente nulla” di
sbagliato nella convinzione comune degli economisti moderni secondo la quale
l’onere reale di un debito non può
essere trasferito alle generazioni future se questo onere è definito come
“l’ammontare totale dei beni di consumo privato ai quali la comunità rinuncia nel momento preciso in cui i fondi presi in
prestito sono spesi”.
Però il Presidente Eisenhower “appare
convinto del fatto che i costi di un progetto pubblico finanziato ricorrendo al
debito possano essere trasferiti alle generazioni future.”
Come il Rabbino della storia, Bowen e
gli altri vogliono dire che anch’egli ha ragione, ma nel loro entusiasmo essi
dicono anche che lo scopo della loro nota “è di suggerire che in questo caso è
proprio il Presidente che – almeno in un senso della massima importanza – ha
ragione” 2, con la necessaria e chiara conseguenza che sono gli
economisti a sbagliarsi.
Per far sì che il Presidente sembri
avere ragione, Bowen e gli altri ridefiniscono “generazione attuale” in modo
tale che significhi le persone che prestano il denaro necessario per finanziare
il progetto, e ridefiniscono “generazione futura” in modo tale che significhi
le persone che pagano le imposte che sono utilizzate per ripagare il capitale e
gli interessi sui prestiti.
La perversità delle nuove definizioni
è nascosta dalla supposizione che coloro che prestano (“questa generazione”)
abbiano tutti 21 anni nel momento nel quale il progetto è eseguito, quando essi
prestano i soldi, e dalla supposizione che essi siano ripagati 44 anni dopo, al
compimento del loro 65esimo compleanno, con fondi ottenuti in quel momento
sottoponendo a imposizione fiscale i contribuenti di 21 anni (“la prossima
generazione”).
L’onere è perciò trasferito da “questa
generazione” alla “prossima generazione”.
Quello che è stato provato, se
insistiamo ostinatamente nell’esprimere la conclusione cui giungono nel
linguaggio comune, è che è possibile trasferire l’onere dai Prestatori ai
Contribuenti o, potremmo dire, dalla famiglia Lowell alla famiglia Thomas.
La famiglia Lowell sta meglio e la
famiglia Thomas sta peggio di come starebbero se fin dal principio la famiglia Lowell
fosse stata sottoposta a imposizione fiscale per raccogliere il denaro
necessario per il progetto.
La natura ingannevole dell’aver supposto
che la famiglia Lowell presti il denaro ora (così che possa essere chiamata la
generazione attuale) e che la famiglia Thomas paghi le imposte nel futuro (così
che possa essere chiamata la prossima generazione) risulta evidente se notiamo
che il trasferimento dell’onere reale del progetto (o, a dire il vero, di ogni
altro onere) dalla famiglia Lowell alla famiglia Thomas potrebbe avere luogo ugualmente,
nel momento nel quale il progetto viene realizzato (o in ogni altro momento),
semplicemente sottoponendo a imposizione fiscale la famiglia Thomas anziché la
famiglia Lowell.
Nessun economista, per quel che mi
risulta, ha mai negato la possibilità di prendere in prestito o di dare in
prestito o di sottoporre a imposizione fiscale alcune persone anziché altre, o
di una qualunque combinazione di queste operazioni.
E se noi ridefiniamo le parole di
Eisenhower così che esse significhino solo che queste operazioni sono
possibili, allora davvero le parole utilizzate dal Presidente costituiscono una
affermazione vera.
Però non c’è alcuna ragione per
supporre che il Presidente stesse cercando di utilizzare un linguaggio diverso
da quello comune, e quello che il Presidente ha detto è semplicemente sbagliato
(nel linguaggio comune), a meno che davvero si sbaglino tutti gli economisti
(inclusi Bowen e gli altri, come pure J. M. Buchanan che gioca simili trucchi
linguistici 3 ).
La questione reale, ed è una
questione importante, tra gli economisti e Eisenhower, non è se sia possibile
trasferire un onere (o nel presente o nel futuro) da alcune persone ad altre
persone, ma se è possibile con
l’indebitamento interno, trasferire un onere reale dalla generazione
attuale, nel senso dell’economia attuale nel suo complesso, alla generazione
futura, nel senso dell’economia futura nel suo complesso.
Quello che è importante per gli
economisti è di insegnare al Presidente che l’ultima cosa è impossibile perché
un progetto la cui realizzazione richiede l’impiego di risorse ha bisogno delle
risorse nel momento in cui le usa, né
prima né dopo.
Questa proposizione basilare è vera
per tutti i progetti che richiedano l’impiego di risorse. La questione è
tradizionalmente posta nei termini dell’onere relativo a un progetto pubblico finanziato da fondi nazionali privati attraverso l’indebitamento; ma
la proposizione è abbastanza indipendente dal fatto che il progetto sia
pubblico o privato come dal fatto che il debito sia privato o pubblico. La
proposizione è valida fin tanto che il progetto sia finanziato internamente, così che non ci siano
stranieri che possano assumersi l’onere attuale fornendo le risorse e
riaddebitare l’onere in futuro domandando la restituzione delle risorse.
E’ necessario per gli economisti
continuare a ripetere questa basilare proposizione perché uno dei loro maggiori
doveri è quello di continuare a mettere in guardia le persone contro l’errore
di considerare vero per il tutto quello che è vero solo per una parte [fallacy
of composition].
A chiunque veda solo una parte dell’economia
sembra effettivamente possibile prendere in prestito dal futuro perché tende ad
assumere che quello che è vero per la parte sia vero per il tutto.
E’ possibile
per la famiglia Thomas prendere in prestito dalla famiglia Lowell, e quello
che questo indebitamento compie è trasferire un onere dalla famiglia Thomas
alla famiglia Lowell nel presente, e poi di trasferire un uguale onere dalla
famiglia Lowell alla famiglia Thomas nel futuro, quando il debito viene
ripagato.
Per la famiglia Thomas (e per chiunque
altro consideri solo la famiglia Thomas) la combinazione di questi due
trasferimenti appare come il trasferimento di un onere dal presente nel futuro
o il trasferimento di risorse dal futuro nel presente.
Per la famiglia Lowell, ovviamente,
le transazioni appariranno nel modo opposto, cioè come il trasferimento di un
onere dal futuro nel presente o come il trasferimento delle risorse dal
presente nel futuro.
Però la contrazione del debito e il
suo rimborso non creano una Macchina del Tempo.
Non c’è alcun trasferimento di
risorse o di oneri tra punti temporali diversi.
E’ possibile per una parte dell’economia (la famiglia Thomas)
trasferire il suo onere nel futuro
solamente fin tanto che un’altra parte
dell’economia attuale (la famiglia Lowell) è disposta ad assumerlo per il
periodo intercorrente.
Non è possibile per l’intera generazione attuale trasferire
nel futuro un onere perché non c'è al di fuori di essa una famiglia Lowell
che possa svolgere il ruolo di assente del prestidigitatore e dare vita
all’illusione.
Con questo non si vuole dire che non
ci sia affatto un modo nel quale la generazione presente possa trasferire un
onere alle generazioni future.
La nostra affermazione dice solo che
questo non può avvenire con l’indebitamento interno.
Possiamo impoverire il futuro
riducendo i nostri investimenti in quelle dotazioni di capitale (o utilizzando
o distruggendo quelle risorse naturali) che consentirebbero alle generazioni
future di produrre e godere di un più elevato livello di vita.
C’è anche una possibile relazione tra
il finanziamento per mezzo del debito interno e questo modo di impoverire
realmente le generazioni future.
Se il pieno impiego (o un qualche
altro livello di occupazione) è in qualche modo mantenuto, e se le condizioni
dell’indebitamento e le caratteristiche delle persone dalle quali si prende in
prestito sono tali da ridurre il consumo meno di quanto il consumo sarebbe stato
ridotto se il denaro fosse stato raccolto invece con le imposte, allora ci sarà
più consumo e ci dovranno quindi essere meno investimenti.
L’indebitamento avrà allora ridotto
le risorse reali ereditate dalle generazioni future.
Ma non c’è una relazione necessaria.
Quasi certamente questo non
accadrebbe nelle condizioni del 1960.
Che l’indebitamento incrementi o
diminuisca il consumo dipende dalla natura e dalle condizioni del prestito da
un lato e dell’alternativa – l’imposizione fiscale - dall’altro lato.
Inoltre, oggi, in un momento nel
quale abbiamo una considerevole disoccupazione e una notevole capacità
produttiva non utilizzata, è più probabile che un incremento del consumo
conduca a maggiori investimenti
(realizzabili con le risorse non impiegate) e quindi a un incremento delle risorse produttive che le generazioni future
erediteranno.
Quasi certamente non sono queste
complicate considerazioni ad aver indotto il Presidente a credere che
l’indebitamento interno incrementi e il rimborso del debito riduca “l’ipoteca
che i nostri figli erediteranno”.
In ogni caso anche la possibilità di un vero impoverimento
delle generazioni future causata da una riduzione indotta degli investimenti è esplicitamente esclusa da Bowen e dagli
altri, quando essi dicono che le risorse consumate da un progetto “devono comportare una contemporanea
riduzione del consumo privato”. 4
Qualunque vero impoverimento delle
generazioni future deve essere il risultato della mancata riduzione del consumo privato per un ammontare esattamente
pari alle risorse impiegate nel progetto così che alcune di queste risorse
devono provenire da investimenti alternativi (se escludiamo l’impiego di
risorse inutilizzate).
Sono solamente gli investimenti
alternativi non realizzati a causa del progetto che possono tendere ad
impoverire le generazioni future (anche se questo impoverimento potrebbe essere
più che compensato per esse dai benefici che queste stesse generazioni future
otterranno dalla realizzazione del progetto in questione).
Possiamo impoverire le generazioni
future anche impiegando nella produzione di armamenti troppe delle risorse che
altrimenti sarebbero state destinate alla realizzazione di investimenti; e
possiamo ugualmente impoverire le generazioni future con una eccessiva economia
nella produzione di armamenti, o non contribuendo in modo sufficiente alla
costruzione di un mondo sicuro, così da incoraggiare aggressioni o da stimolare
risentimenti e rivoluzioni.
Tuttavia entrambe queste possibilità
sono completamente indipendenti dal fatto che decidiamo di ricorrere
all’indebitamento oppure alla imposizione fiscale.
Una disinvoltura semantica come
quella di Bowen e degli altri, sabota gravemente gli economisti nel loro
importante compito di educare il pubblico ad apprezzare una importante verità.
Con le loro ingegnose nuove
definizioni di “generazioni” essi hanno reso molto più difficile evidenziare
quando viene commesso l’errore di ritenere vero per il tutto quello che è vero
solo per una parte.
Questo errore è commesso quando una
parte dell’economia (come nella loro definizione di questa o quella
generazione) è scambiata per l’intera economia (come nel significato usuale di generazione
come l’insieme di tutte le persone
viventi in un dato momento); e questo è esattamente l’errore che Bowen e gli
altri commettono quando essi dicono che il Presidente Eisenhower (che usa il
linguaggio comune) ha ragione.
Essi hanno preso una proposizione
vera – cioè che alcune persone possono trasferire un onere nel futuro
indebitandosi con altre persone – e l’hanno riscritta in modo tale che quasi
tutti leggeranno in essa la proposizione falsa che la nazione nel suo complesso
può rubare risorse contraendo un debito (pubblico o privato) interno, e così
impoverire le generazioni future.
Sfortunatamente proprio la
proposizione falsa è contenuta nell’affermazione del Presidente, ed è creduta
vera da molte persone che si trovano nella posizione di dover prendere
decisioni vitali.
Questo convincimento falso può
certamente contribuire a che le nazioni libere falliscano nel compiere i passi
necessari per mantenere ed estendere la libertà nel mondo.
C’è anche un chiaro e attuale
pericolo che a causa del timore privo di fondamento di impoverire le
generazioni future lasciandogli un più ampio debito interno (del quale saranno
debitrici verso se stesse), noi possiamo fallire nel proteggerle da una guerra
nucleare e/o da una dominazione totalitaria; la confusione disseminata da Bowen
e dagli altri tende a incrementare quel pericolo.
C’è da sperare che questi autori
diranno al Presidente che essi stavano utilizzando un linguaggio speciale di
loro invenzione e che non intendevano dire quello che sembravano voler dire
quando sembrarono negare una proposizione che, come essi stessi dichiarano, non
contiene “assolutamente nessun” errore.
___
1 W.
G. Bowen, R. G. Davis, and D. H. Kopf, 'The Public Debt: A Burden on Future
Generations?" American Economic
Review, L (September 1960), pp.701-706.
2 Ibid., p.701, dove il Presidente Eisenhower è citato
per aver detto: “personalmente, io non ritengo che un qualsiasi ammontare possa
essere chiamato in modo appropriato un surplus finché la nazione ha un debito.
Preferisco pensare a questo come a una riduzione dell’ipoteca che i nostri
figli erediteranno” nel suo State of the Union Message del 7 gennaio 1960.
3 Nel
suo Public Principles of Public Debt
(Homewood, Illinois, 1958).
4 Ibid., p.703, il corsivo è mio.
[FINE]
Nessun commento:
Posta un commento