Silvio Berlusconi
Dichiarazione del Presidente del Consiglio del 24 Ottobre 2011
Pubblicata qui.
A futura memoria
“L’Italia ha già fatto e si appresta
a completare quel che è nell’interesse nazionale ed europeo, e che corrisponde
al suo senso di giustizia e di equità sociale.
Onoriamo il nostro debito pubblico
puntualmente, abbiamo un avanzo primario più virtuoso di quello dei nostri
partner, faremo il pareggio di bilancio nel 2013 e nessuno ha alcunché da
temere dalla terza economia europea, e da questo straordinario paese fondatore
che tiene cara la cooperazione sovranazionale almeno quanto la sua orgogliosa
indipendenza.
Quanto alle turbolenze da debito
sovrano e da crisi del sistema bancario, in particolare franco-tedesco, abbiamo
posizioni ferme, che porteremo al prossimo vertice dell’Unione.
L’euro è l’unica moneta che non abbia
alle spalle, come il dollaro o la sterlina o lo yen, un prestatore di ultima
istanza disposto a difendere strutturalmente la sua credibilità di fronte
all’aggressività dei mercati finanziari.
Questa situazione va corretta una
volta per tutte, pena una crisi che sarebbe crisi comune di tutte le economie
europee.
Stiamo facendo qualche timido passo
avanti per un governo dell’area euro, ma resta ancora molto da fare.
La Germania di Angela Merkel è
consapevole di questo, e il suo lavoro si avvarrà della nostra leale
collaborazione.
Nessuno nell’Unione può autonominarsi
commissario e parlare a nome di governi eletti e di popoli europei.
Nessuno è in grado di dare lezioni ai
partner.
D’altra parte l’insieme della classe
dirigente italiana, se vuol essere considerata tale, invece che un coro di
demagoghi, dovrebbe unirsi nello sforzo dello sviluppo e delle necessarie
riforme strutturali sulle quali il governo ha preso e sta per prendere nuove
decisioni di grande importanza.
L’Italia del lavoro e dell’impresa sa
come stanno le cose, vuole un deciso impulso alla libertà e alla concorrenza, e
non partecipa a giochi di potere, interni ed europei.
Sarebbe un bene se l’Italia dei
partiti e delle fazioni si scrollasse di dosso le vecchie abitudini negative, e
per una volta si mettesse a ragionare in sintonia con il paese reale
abbandonando il pessimismo e il catastrofismo.
Da qui possono partire il risanamento
e la ripresa”.
[FINE]
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