Wynne Godley
Curried EMU - the meal that fails to nourish
Observer, 31 agosto
1997, p.24.
Pubblicazione
disponibile qui.
L’Unione Economica e Monetaria. Un mostro senza testa con un potere sempre più ampio
[ Traduzione di Giorgio D.M. * ]
La mia mente tende oggi a svuotarsi
quando viene nominato il Trattato di Maastricht, così probabilmente non avrei
letto “I pro e i contro dell’Unione Economica e Monetaria” 1 di
David Currie se non fosse stato pubblicato dal Ministero del Tesoro. La
prefazione di Gordon Brown, secondo il quale questo documento è “una chiara e
obiettiva analisi della questione”, lo rende d’altra parte una lettura
obbligatoria.
Finché sono specifici, i “pro”
elencati da Currie non sono altro che la lista standard dei vantaggi ovvi dell’euro
- minori costi di transazione e così via - dei quali si è parlato per anni.
I suoi “contro” comprendono la
perdita per gli Stati di vari poteri di agire in modo indipendente, poteri che
secondo Currie sono ampiamente illusori nel mondo globalizzato di oggi.
In entrambi i casi, l’euro non è un
grande affare se lo si valuta sulla base di questa rassegna.
Tuttavia questa lista dei pro e dei
contro graffia appena la superficie della questione, come Currie implicitamente
riconosce ma non discute.
“L’Europa”, dice, ”si è impegnata in
un’impresa straordinaria” con possibili
implicazioni “di grande importanza” per il Regno Unito.
L’euro consentirà, forse, a “una Europa
più forte e più integrata ... di esercitare un ruolo di guida nelle questioni
globali che il mondo si trova a dover affrontare.”
Queste sono questioni importanti.
Ma come pensiamo di passare, nella
nostra immaginazione, dal piccolo mondo del risparmio sui costi di transazione
all’universo del partecipare al grande corso della storia?
La lacuna della quale mi lamento è di
un tipo familiare.
Sono giunto a temere il modo in cui,
nelle conferenze, la persona che parla a favore dell’euro incomincia con lo
snocciolare la lista di Currie dei pro e dei contro e poi, messa sotto
pressione, dice che no, i veri argomenti a favore dell’euro (come sanno tutti
gli uomini del mondo) non hanno nulla a che fare con nessun elemento di quella
lista: il vero motivo a favore dell’euro è di tipo “politico”.
La persona che parla a favore
dell’euro poi prosegue dicendo che una volta che la moneta unica sarà stata
introdotta, nuovi processi politici e istituzioni appropriate, che non sono
ancora in agenda, si svilupperanno naturalmente.
Se si insiste ancora di più, la
persona che parla a favore dell’euro darà l’impressione di ritenere che sia
veramente ingenuo chi si aspetta di ricevere risposte più specifiche a questo
stadio del processo.
Anche Currie pensa che quello che
succederà dopo l’introduzione dell’euro sia una questione che può essere
accantonata:
“Adottare la moneta unica significa,
per definizione, cedere il controllo sulla politica monetaria, ma non è
necessaria nessuna ulteriore perdita di sovranità nazionale. I governi europei
potranno certamente decidere ulteriori cessioni di sovranità. O potranno
decidere diversamente.”
Non ritengo che questo risponda alla
questione.
Innanzitutto, se uno Stato cessa di avere la sua propria moneta non cede solo “il
controllo sulla politica monetaria” come normalmente si ritiene; anche il suo
potere di spesa diviene vincolato in un modo interamente nuovo.
[If
a government stops having its own currency, it doesn’t just give up “control
over monetary policy” as normally understood; its spending power also become
constrained in an entirely new way.]
Uno Stato, se non ha una sua propria banca centrale dalla quale possa
farsi finanziare liberamente, può finanziare la sua spesa solo con
l’indebitamento sui mercati aperti, in competizione con le imprese, e questo
può rivelarsi eccessivamente costoso o anche impossibile, in particolare in
“condizioni di estrema urgenza”.
[If
a government does not have its own central bank on which it can draw cheques
freely, its expenditure can be financed only by borrowing in the open market in
competition with businesses, and this may prove excessively expensive or even
impossible, particularly under “conditions of extreme emergency”.]
In secondo luogo, mentre ci sarà
sempre la possibilità per gli Stati di negoziare “ulteriori” perdite di
sovranità in seguito, Currie non riesce a cogliere il fatto che nuove
istituzioni devono necessariamente raccogliere i poteri ceduti dagli Stati in
questo momento.
Per esempio, se l’Europa non avrà un
suo proprio bilancio, adeguato alle nuove condizioni, allora essa avrà ancora,
necessariamente, una sua propria condizione fiscale che sarà il risultato delle
politiche fiscali individuali dei singoli Stati che la compongono.
Il pericolo,
allora, è che i vincoli di bilancio che
impegnano i singoli Stati comporteranno una distorsione disinflazionistica che
intrappolerà l’Europa, nel suo complesso, in una depressione che non è in grado
di alleviare.
[The
danger, then, is that the budgetary restraint to which governments are
individually committed will impart a disinflationary bias that locks Europe
as a whole into a depression it is powerless to lift.]
Un utile confronto può essere compiuto
con gli Stati Uniti.
Gli americani spesso evidenziano il
fatto che non avrebbe alcun senso attribuire a ciascuno stato degli Stati Uniti
una sua propria moneta, e dunque di cosa si discute [in Europa]?
Ma la questione deve essere posta nei
termini opposti.
Come potrebbero essere concepiti gli Stati Uniti senza un Presidente, senza
un Congresso, senza un bilancio federale, e senza altre istituzioni federali
che non siano la sola banca centrale, unita con una potente burocrazia
centrale? 2
L’analogia è utile perché gli Stati
Uniti hanno così ovviamente bisogno di una bilancio federale oltre che di una
banca centrale federale, e le attività delle due autorità devono essere
coordinate.
Se c’è una recessione, una politica
fiscale (espansiva) correttiva a livello federale è l’unica risposta appropriata;
è inconcepibile che l’azione correttiva possa essere lasciata agli stati
membri, che non hanno né la prospettiva né gli strumenti di coordinamento indispensabili
per compiere quello che è necessario.
Se c’è un bilancio federale devono
ovviamente esserci un potere legislativo che lo definisca e un potere esecutivo
che lo gestisca e questi poteri devono essere democraticamente responsabili.
La necessità di istituzioni federali
si estende inoltre ben al di là degli affari economici.
Per portare l’argomento fino alle sue
estreme conseguenze, l’unione stessa potrebbe essere minacciata e perciò aver
bisogno di forze armate oltre che della necessaria struttura di comando che le disponga
efficacemente e responsabilmente.
Protesto contro l’idea che i prossimi
passi in Europa possano essere lasciati al caso e affermo che la decisione sul
se proseguire oppure no con l’Unione Economica e Monetaria deve dipendere in
modo cruciale da quali nuovi accordi saranno presi.
E’ spaventoso pensare che un potere sempre più ampio sia ceduto a un
mostro privo di testa.
[It
is a grim thought that vastly greater power be handed over to a headless monster.]
Si pensi alla Politica Agricola
Comune, che è stato sinora il progetto europeo di gran lunga più ampio tra
quelli intrapresi e, per chiunque non appartenga al settore agricolo, uno
straordinario disastro.
Contro ogni principio a favore del
libero mercato e del libero scambio all’interno dell’Europa così come tra
l’Europa e il resto del mondo, la Politica Agricola Comune è stata enormemente
costosa in termini di prezzi al consumo e di contributi di bilancio; ha
seriamente danneggiato il commercio dei paesi in via di sviluppo e degli altri
paesi; ha posto le condizioni per un incremento della corruzione e ha distrutto
gran parte della campagna inglese (senza alcuno scopo) lungo il suo cammino
Pochissime persone capiscono come la
Politica Agricola Comune funzioni e nessuno è in grado di monitorarla.
I costi per la Gran Bretagna sono
stati impressionanti ma nessuno può calcolare esattamente il loro ammontare.
E’ questo quello che inevitabilmente accade quando un grande potere è
concesso a delle istituzioni che non sono chiamate in modo adeguato a
rispondere di come lo impiegano?
[Is
this the kind of thing that inevitably happens when institutions are given
great power without proper accountability?]
[FINE]
* NOTE
Il corsivo è mio.
1 “The Pros and
Cons of Emu”
2 Cfr. Alberto Bagnai (2013) “Convergiamo?
In tanto tempo forse ci riusciamo...”, Goofynomics, 11 settembre, http://goofynomics.blogspot.it/2013/09/convergiamo-in-tanto-tempo-forse-ci.html
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