Alcide De Gasperi
Idee ricostruttive della Democrazia Cristiana
1943.
Testo ripubblicato
in Ottavio Barié, “Le origini dell’Italia contemporanea”, Cappelli, Rocca San
Casciano 1966, pp. 210-220. Per l’attribuzione
della paternità del testo si veda qui.
Sopprimere il proletariato
Non è questo il momento di lanciare
programmi di parte, il che sarebbe impari al carattere di quest'ora solenne che
reclama l'unità di tutti gli italiani.
Pensiamo tuttavia che queste idee
ricostruttive, ispirate alle tradizioni della Democrazia Cristiana, ma rivolte
ad una cerchia più ampia e più varia, debbono fermentare già nel travaglio
dell'aspra vigilia, affinché nel tempo della ricostruzione possano diventare le
idee-forza che animeranno la volontà libera del popolo italiano.
Premessa indispensabile: la libertà politica
Il regime di violenza ha investito
così a fondo le stesse basi costitutive dello Stato da rendere necessaria la
sua ricostruzione con nuove leggi fondamentali.
Il popolo italiano sarà chiamato a
deliberare.
Pur rimettendo al suo voto ogni
concreta riforma istituzionale, sin d'ora si può affermare essere profonda
negli animi di tutti la convinzione che indispensabile premessa e necessario
presidio dei diritti inviolabili della persona umana e di ogni libertà civile è
la libertà politica.
Regime democratico
La libertà politica sarà quindi il
segno di distinzione del regime democratico; così come il rispetto del metodo
della libertà sarà il segno di riconoscimento e l'impegno d'onore di tutti gli
uomini veramente liberi.
Una democrazia rappresentativa,
espressa dal suffragio universale, fondata sull’eguaglianza dei diritti e dei
doveri e animata dallo spirito di fraternità, che è fermento vitale della
civiltà cristiana: questo deve essere il regime di domani.
Nella netta distinzione dei poteri
dello Stato – efficace garanzia della libertà politica – il primato spetterà al
Parlamento, come la più alta rappresentanza dei supremi interessi della
comunità nazionale, e soltanto il Parlamento potrà decidere la guerra e la
pace.
Accanto all'Assemblea espressa dal
suffragio universale, dovrà crearsi un'Assemblea Nazionale degli interessi
organizzati, fondata prevalentemente sulla rappresentanza eletta dalle
organizzazioni professionali costituite nelle regioni.
Sarà assicurata la stabilità del governo,
l'autorità e la forza dell'esecutivo, l'indipendenza della magistratura.
Il controllo sulle fonti finanziarie
degli organi di pubblica opinione darà alla stampa maggiore indipendenza e più
acuto senso di responsabilità.
Corte suprema di garanzia
Una Corte Suprema di garanzia dovrà
tutelare lo spirito e la lettera della Costituzione difendendola dagli abusi
dei pubblici poteri e dagli attentati dei partiti.
Creazione delle Regioni
La più efficace garanzia organica
della libertà sarà data dalla costituzione delle Regioni come enti autonomi,
rappresentativi e amministrativi degli interessi professionali e locali e come
mezzi normali di decentramento dell'attività statale.
Dal libero sviluppo delle energie
regionali e dalla collaborazione tra queste rappresentanze elettive e gli
organi statali risulterà ne rinsaldata la stessa unità nazionale.
Nell'ambito dell'autonomia regionale
troveranno adeguata soluzione i problemi specifici del Mezzogiorno e delle
Isole.
Il corpo rappresentativo della
Regione si fonderà prevalentemente sull'organizzazione professionale; mentre
per quello del Comune, restituito a libertà, sarà elemento prevalente il voto
dei capi di famiglia.
Valori morali e libertà delle coscienze
Consapevoli che un libero regime sarà
saldo solo se fondato sui valori morali, lo Stato democratico tutelerà la
moralità, proteggerà l'integrità della famiglia e coadiuverà i genitori nella
loro missione di educare cristianamente le nuove generazioni.
Questa stessa nostra tremenda
esperienza conferma che solo lo spirito di fraternità portato e alimentato dal
Vangelo può salvare i popoli dalla catastrofe a cui li conducono i miti
totalitari.
E' quindi particolare interesse della
democrazia che tale lievito cristiano fermenti in tutta la sua vita sociale,
che la missione spirituale della Chiesa Cattolica si svolga in piena libertà, e
che la voce del romano Pontefice, levatasi così spesso in difesa della dignità
umana, possa risuonare liberamente in Italia e nel mondo.
Contro ogni intolleranza di razza e
di religione il regime democratico serberà il più riguardoso rispetto per la
libertà delle coscienze.
E' in nome di essa, oltreché per le
tradizioni del popolo italiano, che lo Stato riconosce efficacia giuridica al
matrimonio religioso e assicura la libertà della scuola che non può essere
mortificante strumento di partito.
La giustizia sociale
Oggi, in mezzo a tante rovine, si
impone ineluttabile il pensiero che dovendosi ricostruire un mondo nuovo, il massimo sforzo sociale debba essere diretto ad assicurare a tutti non solo il
pane e il lavoro, ma altresì l'accesso alla proprietà.
Bandito per sempre, utilizzando tutte le forze sociali e le risorse economiche disponibili,
lo spettro della disoccupazione,
estese le assicurazioni sociali, semplificato il loro organismo e decentrata la
loro gestione che va affidata alle categorie interessate, la méta che si deve raggiungere è la soppressione del proletariato.
A tal fine importanti riforme si
imporranno nell'industria, nell'agricoltura, nel regime tributario.
a) Nell'industria sarà attuata la
partecipazione con titolo giuridico dei lavoratori agli utili, alla gestione e
al capitale dell'impresa.
Le forme concrete di questa
partecipazione e cooperazione dovranno essere realizzate salvaguardandosi la necessaria
unità direttiva dell'azienda e riducendo rischi e sperequazioni fra le varie
categorie degli operai con provvedimenti di solidarietà e di compensazione.
Oltre queste misure di accesso alla
proprietà aziendale, altri provvedimenti dovranno essere presi con la finalità
di deproletarizzare la classe operaia,
assicurando, tra l'altro, alla famiglia operaia la casa e garantendo agli operai la possibilità di avviare i loro
figli meritevoli agli studi medi e
superiori, affinché i migliori fra di loro diventino i dirigenti
industriali di domani.
Questa politica sociale, diretta a dare al lavoro l'adeguato riconoscimento,
è in piena rispondenza con la politica economica richiesta dalla particolare
condizione del nostro paese che – povero di risorse naturali – deve contare sul
massimo sforzo produttivo della classe
operaia, congiunto allo spirito creativo dei tecnici ed alla iniziativa degli
imprenditori.
Tale politica è in armonia con lo
stato presente del nostro sviluppo industriale.
Le statistiche ci indicano invero che
in Italia l'artigianato, la media e piccola
industria prevalgono ancora sulla grande industria a carattere essenzialmente
capitalistico-monopolistico. E'
quindi criterio di sano realismo promuovere e rinforzare questa struttura
economica, della quale l'iniziativa privata ed il libero mercato costituiscono
gli elementi propulsori.
Ma poiché anche per la libertà
economica valgano i limiti dettati dall'etica e dall'interesse pubblico, lo Stato dovrà eliminare quelle
concentrazioni industriali e finanziarie che sono creazioni artificiose
dell'imperialismo economico; e modificare le leggi che hanno favorito fin qui
l'accentramento in poche mani dei mezzi di produzione e della ricchezza.
Esso tenderà inoltre alla demolizione dei monopoli che non siano per forza
di cose e per ragioni tecniche veramente inevitabili, e, a quelli che
risulteranno tali, imporrà il pubblico controllo; o, se più convenga – e salva
una giusta indennità – li sottrarrà alla proprietà privata, sottoponendoli
preferibilmente a gestione associata; e questo non come un avviamento al sistema
collettivista nei cui benefici economici non crediamo e che consideriamo lesivo
della libertà, ma come misura di difesa
contro il costituirsi e permanere di un feudalismo industriale e finanziario
che consideriamo ugualmente pericoloso per un popolo libero.
In un ordinamento bancario meglio
rispondente alle esigenze della economia nazionale dovranno avere particolare
rilievo gli istituti di credito specializzato e le banche regionali per
l'incremento della agricoltura e dell'industria locale.
Questa politica economica sarà possibile senza improvvisazioni
rivoluzionarie, date le condizioni attuali nel campo industriale, finanziario e
bancario e l'esistenza di taluni istituti che, creati con spirito e scopo di
dominio politico, potranno, opportunamente modificati, essere indirizzati a
realizzare una migliore distribuzione della ricchezza e ad impedirne il
concentramento in poche mani.
b) Nell'agricoltura, una prima mèta
si impone: la graduale trasformazione dei braccianti in mezzadri e proprietari,
ovvero, quando ragioni tecniche lo esigano, in associati alla gestione di
imprese agricole a tipo industriale.
Salvi i necessari riguardi alla
produttività e alle esigenze della conduzione, bisognerà quindi promuovere il riscatto delle terre da parte
dei contadini con una riforma terriera che limiti la proprietà fondiaria per
consentire la costituzione di una classe sana di piccoli proprietari
indipendenti.
L'attuazione di tale riforma con i
criteri più appropriati ai luoghi, alle condizioni e qualità dei terreni e agli
aspetti produttivi, sarà uno dei compiti fondamentali delle rappresentanze
regionali.
Sarà assicurato in ogni caso ai
lavoratori agricoli il diritto di prelazione con facilitazioni fiscali e
finanziarie per l'acquisto e la conduzione diretta dei fondi.
Nel complesso quadro delle riforme
agrarie la colonizzazione del latifondo dovrà trovare finalmente effettiva
attuazione.
c) Nel regime tributario, una
migliore distribuzione della ricchezza dovrà essere favorita anche da una
riforma del sistema fiscale.
Unificate le imposte e semplificato
il sistema di accertamento, il criterio
della progressività, con l'esenzione delle quote minime, costituirà il perno
fondamentale del sistema tributario, e uno dei mezzi per impedire la
esorbitante concentrazione della ricchezza.
Altro mezzo per fornire l'accesso dei
lavoratori alla proprietà dovrà trovarsi in una riforma del diritto di successione, chiamando, in determinati casi, i
lavoratori a concorrere alla eredità delle imprese e delle terre fecondate dal
loro lavoro.
Riforme, queste, che dovranno essere
precedute da provvedimenti di emergenza, quale l'incameramento dei
sopraprofitti della guerra e del regime fascista, e accompagnate da
provvedimenti che dovranno tenere nella
doverosa giusta considerazione la consistenza delle classi medie, i risparmi,
frutto del lavoro e della previdenza, e le dotazioni delle istituzioni di
utilità sociale.
Rappresentanza professionale degli interessi e democrazia economica
Siamo contro il ritorno ai metodi
della lotta di classe, ma anche contro l'attuale macchinoso sistema di burocrazia
corporativa che sfrutta a scopo di dominio politico l'idea
democratico-cristiana della libera collaborazione organica di tutti i fattori
della produzione.
Garantita anche nel campo sindacale
ampia libertà d'associazione, alcune funzioni essenziali, quali la conclusione
e la tutela dei contratti collettivi e la soluzione dei conflitti del lavoro
mediante l'arbitrato obbligatorio, saranno riservate a organizzazioni
professionali di diritto pubblico, comprendenti, per iscrizione d'ufficio,
tutti gli appartenenti alla categoria, i quali eleggeranno col sistema
proporzionale i loro organi direttivi.
Oltre a questo compito interno,
specificatamente sindacale, le professioni organizzate saranno chiamate a una
funzione più vasta, a costituire cioè, sotto l'alta vigilanza dello Stato, lo
strumento di propulsione e direzione della nuova economia e a tale scopo,
raggruppate in grandi unità saranno – come si è già detto – la base delle
rappresentanze degli interessi e nomineranno loro rappresentanti nelle Regioni
e, a mezzo di essi, nella seconda Assemblea Nazionale.
In questo sistema di suffragio
economico, integrativo del suffragio politico, sarà garantita una adeguata
rappresentanza alle categorie dei tecnici e delle libere professioni e una
rappresentanza speciale ai consumatori.
Ogni piano d'interno rinnovamento si
ridurrebbe però a vana utopia se la pace futura si basasse su un Diktat e non
su principi di ricostruzione secondo giustizia.
Ricostruzione dell'ordine internazionale secondo giustizia
Autorevoli voci e quella augusta del
Sommo Pontefice ne hanno indicato i principii.
Una dichiarazione dei diritti e dei
doveri delle Nazioni dovrà conciliare
nazione e umanità, libertà e solidarietà internazionale.
Il principio dell'autodecisione sarà
riconosciuto a tutti i popoli, ma essi dovranno accettare limitazioni della loro sovranità
statale in favore d'una più vasta solidarietà fra i popoli liberi.
Dovranno quindi essere promossi
organismi confederali con legami continentali e intercontinentali.
Le società nazionali rinunzieranno a
farsi giustizia da sé ed accetteranno una giurisdizione avente mezzi
sufficienti per risolvere pacificamente i conflitti inevitabili.
La nuova comunità internazionale
La Società delle Nazioni è fallita
per inadeguatezza d'istituzioni e di mezzi.
Per non ripetere tale esperienza, la
nuova comunità dovrà avere compiti più precisi, mezzi più efficaci ed una
struttura più adeguata alla realtà.
Fondata su un corpo più deliberante,
costituito da delegazioni governative e da rappresentanze popolari più dirette,
essa avrà nel Consiglio il suo organo esecutivo e il suo organo giudiziario
nella Corte di Giustizia internazionale.
La nuova comunità dovrà procedere al
disarmo progressivo e controllato sia dei vinti che dei vincitori e attuare
l'arbitrato obbligatorio, valendosi, per applicare e far rispettare le
decisioni internazionali, anche di quegli elementi militari che nei vari paesi,
oltre le forze di polizia, potranno sopravvivere a scopo di difesa.
Sua funzione inderogabile sarà anche
quella di rivedere i trattati ingiusti ed inapplicabili e promuovere
modificazioni.
Rientrerà altresì nei suoi compiti la
codificazione del diritto internazionale e il coordinamento dei singoli diritti
nazionali con tendenza ad allargare il concetto di cittadinanza.
Bisogna affermare che per eliminare
le nefaste rivalità fra le potenze colonizzatrici, s'impone il trasferimento
dei territori di natura strettamente coloniale alla comunità internazionale, la
quale, stabilito il principio della porta aperta, disciplinerà il libero
accesso alle colonie, avendo di mira il progresso morale e l'autogoverno dei
popoli di colore.
Per assicurare poi a tutti i popoli
le condizioni indispensabili di esistenza, è necessario garantir loro un'equa
ripartizione delle materie prime sopprimendo i privilegi e favorendo gli
acquisti da parte delle nazioni meno abbienti, stabilire la libertà di un'emigrazione, disciplinata non solo da
trattati, ma anche dalla legislazione internazionale del lavoro; accordare
ad ogni popolo la libertà delle vie internazionali di comunicazione e,
eliminando gradualmente le autarchie e i protezionismi, tendere ad una sempre
più larga attuazione del libero scambio.
Un organismo finanziario, promosso dalla
comunità internazionale, potrà avere la funzione di agevolare la
stabilizzazione delle monete, la disciplina
del movimento internazionale dei capitali e la cooperazione fra gli
istituti bancari.
La posizione dell'Italia
Il popolo italiano, al quale, come è
stato da ogni parte solennemente ammesso, non sono imputabili guerre di
conquista, attende pieno di riconoscimento della sua indipendenza e integrità
nazionale, e nella comunità internazionale reclamerà il posto dignitoso che gli
è dovuto per la sua civiltà, per il suo contributo al progresso umano e per la
laboriosità dei suoi figli.
Le esigenze di vita del popolo
italiano e la necessità di soddisfare con risorse naturali ai bisogni del suo
eccedente potenziale di lavoro, richiedono che esso possa acceder alle materie
prime a parità di condizioni con gli altri popoli, avere il suo posto nel
popolamento e nella messa in valore dei territori coloniali, emigrare in
dignitosa libertà e sviluppare senza arbitrari ostacoli i suoi traffici nel
mondo.
Così l'Italia, superata la crisi del
suo libero reggimento, ed in tal modo riacquistando nuova dignità spirituale e
politica, collaborando lealmente nella comunità europea, potrà riprendere la
sua secolare funzione civilizzatrice.
[FINE]
Nota: il grassetto è mio.
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