Ambrose Evans-Pritchard
Workers of Europe unite, you've only euro chains to lose
Daily Telegraph, 18
dicembre 2011.
Pubblicazione
disponibile qui.
Lavoratori di tutta Europa, unitevi contro l’euro!
[
Traduzione di Giorgio D.M. ]
Quasi il 97 per cento della
popolazione dell’Unione Europea è oggi governata da coalizioni di partiti conservatori
o di destra, o dai mandarini imposti dall’Unione Europea. Tutto quello che
rimane ai socialdemocratici sono l’Austria (8,4 milioni di abitanti), la
Danimarca (5,5 milioni) e la Slovenia (2,1 milioni).
L’intero sistema di governo
dell’Unione Europea è sotto il controllo della destra, nelle sue varianti del
corporativismo renano nel Consiglio e dei seguaci pre-moderni di Hayek nella
Banca Centrale Europea.
Sia che si consideri questa ascendenza
hegeliana come buona o cattiva, essa ha certamente delle conseguenze profonde.
Infatti, come l'ex primo ministro
britannico Margaret Thatcher protestò a Bruges dicendo che "non abbiamo ridotto con successo i confini dello Stato
in Gran Bretagna per vederli poi ristabiliti a livello europeo", così la
sinistra potrebbe ugualmente protestare che non ha combattuto la lunga e dura
lotta per i diritti dei lavoratori nelle democrazie nazionali per vedere poi lo
Stato sociale smantellato da Bruxelles e Francoforte.
In Italia, al gauleiter [viceroy] Mario
Monti è stato più o meno ordinato di riformare il diritto del lavoro, di
spezzare il potere dei sindacati spostando la contrattazione dal livello
nazionale a quello della singola impresa e di riscrivere l’Articolo 18 che
protegge i lavoratori contro il licenziamento individuale per motivi economici
- la questione che ha portato all’uccisione di due riformatori del diritto del
lavoro da parte delle Brigate Rosse dopo il 1998.
Non c’è dubbio che l’Italia debba affrontare
i suoi sindacati se spera di competere nel mondo ma il mio punto è diverso.
Chi decide su queste questioni?
Perché la sinistra italiana dovrebbe ritenere desiderabile che un maggiore
potere sia concentrato nelle mani dell’Unione Europea quando questo potere sarà
senza dubbio impiegato contro i lavoratori?
La sinistra potrà forse conquistare
il governo in Italia ma non ha alcuna possibilità di conquistare il controllo
delle leve politiche in Europa nel prossimo futuro, ammesso che abbia la
possibilità di farlo.
David Begg, presidente del congresso
dei sindacati irlandesi, ha dichiarato che il suo incontro con la Troika
(Unione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale) che
sta oggi ristrutturando l’Irlanda è stata un’esperienza che fa riflettere.
"Il contributo del
rappresentante del Fondo Monetario Internazionale è stato molto costruttivo ma
i funzionari dell’Unione Europea erano dei fanatici liberisti. E' stato un
incontro molto teso, quasi una gara di urla."
"Sarebbe stato meglio
se non avessimo mai aderito all'euro."
Le conseguenze di questa ascendenza nelle
istituzioni dell'Unione Europea della destra renana - molto diversa dal
conservatorismo anglosassone o del "piccolo plotone" di Burke, tra
l'altro - sono state evidenti al vertice Merkozy di Bruxelles.
Come Paul Mason della BBC ha spiegato, l'accordo tra la Merkel e Sarkozy
"ha messo fuorilegge le politiche fiscali espansive", consacrando nel
diritto internazionale il dovere di conseguire disavanzi strutturali vicino
allo zero, con vincoli costituzionali all'indebitamento, e sanzioni
obbligatorie e commissari per il bilancio per le nazioni che non dovessero
rispettare le nuove regole.
I 26 Stati che hanno concordato con questo
piano della Merkel [nel Consiglio Europeo del 9 dicembre 2011]
si sono privati del diritto di attuare delle politiche keynesiane controcicliche per favorire la crescita economica, e hanno accettato di privarsi di
questo diritto per sempre dal momento che è praticamente impossibile abrogare
ciò che è stato acquisito nell’ordinamento dell’Unione Europea [“Acquis”].
Personalmente non sono un keynesiano
- come non lo sono molti lettori del Daily Telegraph - ma il fatto mi colpisce perché è folle assumere
questo impegno.
Per la sinistra è certamente un
disastro assoluto: non potrà mai più mettere in pratica la sua politica
economica.
I seguaci della Fabian Society hanno sempre temuto che questo risultato fosse incorporato nell’Unione
economica e monetaria.
Essi chiamarono l’euro “l’inganno dei banchieri” [bankers’
ramp] ma in qualche modo i loro avvertimenti si persero nella isteria di massa diffusa
nel momento dell’entrata in vigore dell’unione monetaria
Owen Jones ha dichiarato al New Statesman che è sconcertante come i socialisti siano stati
così lenti nel riconoscere la minaccia.
"Il trattato proposto
dall'Unione Europea [il Fiscal Compact]
è probabilmente la più grande catastrofe che si abbatte sulla sinistra europea
dalla fine della seconda guerra mondiale.
Ora che è stata incastrata, la
sinistra deve davvero ripensare a lungo e profondamente il suo atteggiamento
nei confronti dell'Unione Europea, considerandola per come è stata costruita sinora.
Si ritiene ancora che chiunque critichi
l'Unione Europea si metta in compagnia dei cospirazionisti dell’UKIP.
E’ paradossale il fatto che il sottolineare
la evidente mancanza di democrazia dell'Unione Europea sia considerato di
destra."
Ebbene, sì, siamo tutti
cospirazionisti oggi.
E questo non ha davvero nulla a che
fare con l’essere di destra o di sinistra.
Inoltre, se si presta attenzione, la
rabbia è oggi latente in tutta Europa, tra le fila del Partito socialista
francese, nella Linke tedesca, nella italiana Rifondazione, e nel Partito
socialista spagnolo.
Si noti lo sfogo della scorsa
settimana di Pedro Nuno Santos, vicepresidente socialista dell’Assembleia del
Portogallo.
"Abbiamo una bomba atomica che
possiamo utilizzare contro i tedeschi e i francesi: questa bomba atomica è
semplicemente il fatto che noi non pagheremo. Il debito è la nostra unica arma
e dobbiamo usarla per imporre delle condizioni migliori. Dovremmo far tremare
le gambe ai banchieri tedeschi".
La sacrosanta settimana lavorativa di
40 ore è stata allungata a 42 ore in Portogallo.
Manuel Carvalho da Silva, segretario
della Confederazione generale dei lavoratori portoghesi, ha detto che il taglio
degli stipendi dei lavoratori pubblici, considerando i diversi pacchetti di
austerità, raggiungerà il 27 per cento.
Si tratta di una "svalutazione
interna" [internal devaluation] di proporzioni epiche.
Molto è stato scritto nelle ultime
settimane sulla svolta dell'Europa verso l'estrema destra, sull'ascesa di Geert
Wilders in Olanda, o del Fronte Nazionale di Marie Le Pen in Francia, o - molto
diverse - sulle camicie nere della Garda Magyar del partito ungherese Jobbik.
Gli echi degli anni Trenta sono
forti, e diventeranno ancora più forti quando l'insieme delle politiche
monetarie e fiscali restrittive approfondiranno la depressione economica.
Ma c'è un altro paragone di pari
risonanza: le elezioni vinte dal Fronte Popolare in Francia, con il sostegno
del Partito comunista, nel maggio del 1936, e il rifiuto catartico della
politica deflazionista.
Sia che Leon Blum personalmente
volesse o no abbandonare il Gold Standard - quel precedente tra le due guerre
dell'Unione Europea della disoccupazione - la logica delle sue politiche lo
costrinse ad abbandonarlo.
L'ortodossia fu rovesciata.
La questione per la sinistra di oggi
è se sia nel suo interesse continuare a difendere quel regime monetario dell’Unione
Europea che ha spinto il tasso di disoccupazione giovanile al 49 per cento in
Spagna, al 45 per cento in Grecia, al 30 per cento in Portogallo e in Irlanda, al
29 per cento in Italia e al 24 per cento in Francia - ma all’8,9 per cento in
quella Germania per la quale l’euro è sottovalutato - e che non offre alcuna via
di uscita credibile dalla crisi per l’Europa meridionale.
Compagni di tutta Europa, unitevi
agli euroscettici.
Avete solo le vostre catene dell’euro
da perdere.
[FINE]
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