Margaret Thatcher
Lettera a Friedrich von Hayek del 17 febbraio 1982
Pubblicazione
disponibile qui.
Caro Hayek, preferiamo la democrazia
[
Traduzione di Giorgio D.M. ]
17 febbraio
1982
Mio caro professor Hayek,
La ringrazio per la sua lettera del 5
febbraio.
Mi ha fatto veramente piacere che lei
abbia potuto partecipare alla cena così accuratamente organizzata da Walter
Salomon.
Per me non è stato solamente un
grande piacere ma, come sempre, è stato istruttivo e gratificante ascoltare le
sue opinioni sulle grandi questioni del nostro tempo.
Conoscevo i notevoli successi
dell’economia cilena nel ridurre in modo sostanziale la spesa pubblica nel
corso degli anni ’70.
La progressione dal Socialismo di
Allende all’economia capitalista basata sulla libera impresa degli anni ’80 è un esempio impressionante di riforma
economica dalla quale possiamo trarre molte lezioni.
Tuttavia sono certa che lei
concorderà che in Gran Bretagna, date le nostre istituzioni democratiche e la
necessità di conseguire un elevato consenso, alcune delle misure adottate in
Cile sono assolutamente inaccettabili.
Le nostre riforme devono essere in
linea con le nostre tradizioni e la nostra Costituzione.
Certe volte il processo può apparire lentissimo.
Ma sono certa che porteremo a termine
le nostre riforme nel nostro modo e con i nostri tempi.
Così esse dureranno.
Con i migliori auguri.
Distinti saluti
Margaret Thatcher
Professor Freidrich von Hayek
[FINE]
Questo è veramente un bel colpo!
RispondiEliminaBene Giorgio. Ma alla fine che voleva dire secondo te? Che preferiva la democrazia a Pinochet o applicare alla democrazia la tecnica della rana bollita o, piuttosto, pensava che si potessero in qualche modo conciliare democrazia e visioni alla Von Hayek?
RispondiEliminaPurtroppo la lettera di Hayek non è stata ritrovata, né si sa cosa si siano detti in quella cena.
EliminaImmaginando che Hayek non fosse completamente pazzo, si può ipotizzare che abbia lodato i risultati ottenuti dalla dittatura di Pinochet, e i mezzi impiegati per ottenerli, suggerendo che alcuni di essi fossero applicati anche in Gran Bretagna.
Si può pensare che non abbia proposto di attuare un vero e proprio colpo di stato in Inghilterra ma che abbia consigliato, ad esempio, delle politiche antisindacali più o meno drastiche.
Il testo della risposta della Thatcher da un lato mostra un atteggiamento pratico che però rimane nel vago, “trarre molte lezioni”, dall’altro mette in una gerarchia chiara “istituzioni e democratiche” e “elevato consenso” da una parte e “economia capitalista basata sulla libera impresa” dall’altra.
Pare che la Thatcher apprezzasse molto “La via della schiavitù” di Hayek: in questa lettera sembra rispondere che il fascismo non è accettabile anche se serve a ottenere una “economia capitalista basata sulla libera impresa”.
La via della libertà non passa per la schiavitù della dittatura.
La “rule of law” è ritorta contro il suo strenuo sostenitore: il metodo democratico è il valore supremo, la realizzazione di qualsiasi politica è subordinata ad esso.
Il liberismo della Thatcher è dentro la democrazia, non contro di essa.
Per questo motivo, assumendo la democrazia come valore primario, la Thatcher respinse i metodi cileni e quelli europei.
E infatti nel libro che ricordavi Hayek scrive: "We have no intention, however, of making a fetish of democracy. It may well be true that our generation talks and thinks too much of democracy and too little of the values which it serves. It cannot be said of democracy, as Lord Acton truly said of liberty, that it “is not a means to a higher political end. It is itself the highest political end. It is not for the sake of a good public administration that it is required, but for the security in the pursuit of the highest objects of civil society, and of private life.” Democracy is essentially a means, a utilitarian device for safeguarding internal peace and individual freedom. As such it is by no means infallible or certain. Nor must we forget that there has often been much more cultural and spiritual freedom under an autocratic rule than under some democracies—and it is at least conceivable that under the government of a very homogeneous and doctrinaire majority democratic government might be as oppressive as the worst dictatorship."
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