domenica 5 ottobre 2014

Il sogno di un banchiere, l’incubo di un popolo




“se ci fosse [nell'Unione Europea] una volontà politica di cooperare, questa potrebbe tradursi in pratica immediatamente, e senza alcuna modifica istituzionale. Basterebbe che la Germania coordinasse le proprie politiche economiche con quelle degli altri paesi membri”
Alberto Bagnai, Il tramonto dell’euro, Imprimatur editore, Ariccia 2012, p. 249.

“forse, bisognerebbe ammettere che la scommessa di partire da un'unione monetaria per arrivare a quella politica, cioè il contrario esatto di quello che storia, economia e logica suggerivano, è perdente e presenta il suo conto tremendo.”
Guido Gentili, Per l'Europa il tempo di una svolta è adesso, Il Sole 24 Ore, 3 ottobre 2014.




Carlo Azeglio Ciampi

Intervento del Presidente della Repubblica alla cerimonia celebrativa dell'immissione in circolazione dell'euro

Palazzo del Quirinale, 26 novembre 2001.
Pubblicazione disponibile qui




Il sogno di un banchiere, l’incubo di un popolo



 
Signor Presidente del Consiglio,
Signor Presidente della Commissione dell'Unione Europea,
Signor Presidente della Corte Costituzionale,
Signori Vice Presidenti del Senato e della Camera dei Deputati,
Signori membri del Governo,
Signori Ambasciatori,
Onorevoli Parlamentari,
Illustri Ospiti,

quando penso alla mia gioventù - agli anni trenta ed al secondo conflitto mondiale - la cerimonia di oggi mi appare come la realizzazione di un sogno.

Il risultato raggiunto si deve alla continuità ed alla coerenza del lavoro di tre generazioni di europeisti.
Dalla prima schiera che operò in un'Europa ancora in preda ai rancori, tutte hanno nutrito ambizioni elevate, tutte hanno perseguito e raggiunto con tenacia e determinazione traguardi impegnativi.

La prossima introduzione dell'euro è un evento storico non solo per i 12 Paesi aderenti all'euro ma per tutta l'Unione Europea.
Essa ci dà la sicurezza che non esiste in Europa obiettivo che non possa essere conseguito.

Al di là del contenuto tecnico-economico, la moneta unica è il segno distintivo di una comunità che, dopo secoli, ha fatto scomparire la guerra dai propri orizzonti.

Sono stato testimone, a Bruxelles nel tardo autunno del 1978, in una notte lunga e tormentata, dell'istituzione del Sistema Monetario Europeo.
Ho fatto parte sia del gruppo incaricato di preparare il progetto dell'Unione Monetaria Europea sia di quello che redasse la bozza dello Statuto della Banca Centrale Europea.
Ci fu di riferimento il modello in uso negli Stati federali unitari.

Non dimentico quel 2 maggio del 1998 quando, aprendo il Consiglio Europeo di Bruxelles, il Presidente di turno dell'Unione Europea, Primo Ministro del Regno Unito - uno Stato che pur condividendo il progetto, non vi aderiva - disse testualmente: "Oggi è una giornata storica".
Questo stesso Primo Ministro oggi, coerentemente, prospetta l'adesione della Gran Bretagna all'euro.

Il popolo italiano è consapevole che l'euro ha accelerato il risanamento della sua economia e crede nel successo dell'euro.

Apprezza che l'euro è sinonimo di stabilità monetaria, di bassi tassi d'interesse, di trasparenza dei prezzi di beni e di servizi, di più ampia facilità di scelta e quindi di maggiore libertà dei consumatori.

Sa che il Patto di stabilità e di crescita esprime volontà di rigore nella gestione del pubblico denaro ed è garanzia di sviluppo, di benessere, di lavoro.

Per la seconda volta, in 140 anni dall'unità d'Italia, gli italiani devono familiarizzarsi con una valuta nuova: la prima, dopo l'unità d'Italia, allorché la creazione di una moneta unica, la lira, sostituì ben sette monete diverse circolanti nella penisola; la seconda, con l'euro, che assorbe dodici monete nazionali nel continente europeo.

Così come l'introduzione della lira consolidò l'unità dell'Italia, l'euro rafforzerà e accelererà l'integrazione dell'Europa.
E' per fortuna impossibile tornare indietro.

Con l'euro nasce irrevocabilmente l'Europa come soggetto politico che convivrà con il mantenimento d'essenziali valori e di caratteristiche nazionali.

E' impossibile immaginare un simbolo altrettanto forte per testimoniare la rivoluzione copernicana compiutasi negli ultimi cinquant'anni e uno strumento altrettanto efficace per far avanzare l'Europa nella libertà e nel progresso.

Per la prima volta nella tormentata storia del nostro continente, le principali componenti della civiltà europea, in particolare quella mitteleuropea e quella mediterranea, saranno unite in un unico intreccio.

La moneta unica è soprattutto frutto di una volontà di coesione che, insieme alla continuità e coerenza degli ideali, costituisce la forza trainante dell'Europa.

La coesione è la nostra più grande ricchezza: deve però manifestarsi attraverso una volontà, una fisionomia, una struttura anche istituzionale.

Tutti i Capi di Stato extraeuropei che incontro mi parlano con interesse e con ammirazione, al limite dell'incredulità, della capacità dell'Europa di aver raggiunto l'unificazione monetaria: sono scomparse le crisi monetarie e valutarie intereuropee; si è creato un unico mercato di oltre 300 milioni di consumatori.

Alla vigilia del Consiglio Europeo di Laeken rivolgo un caldo appello perché il processo costituente che avrà inizio nelle prossime settimane e porterà nel 2004 ad un nuovo Trattato europeo venga affrontato con altrettanta lungimiranza e chiarezza d'intenti come è avvenuto per l'euro.

Guai a fermarsi, guai a limitarsi ad una valutazione meramente tecnica dell'evento che, fra poche settimane, irromperà con forza trascinante nella nostra realtà quotidiana.

Un'innovazione così penetrante quale è la moneta unica renderà incompatibili comportamenti dominati da egoismi nazionali.

Per questa ragione sono convinto, ho fiducia che l'Europa compirà il prossimo passo verso una più piena unità politica.

Grazie.


[FINE]


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