Bertolt Brecht
Colui che dubita
Bertolt
Brecht, Poesie da calendario, A cura di Ruth Leiser e Franco Fortini, Giulio
Einaudi editore, Torino 1971, pp. 200-201.
N.B. Ho
modificato la composizione dei versi rispetto al testo originale.
Dubbi…
Sempre, ogni volta che ci pareva
di aver trovato la risposta a un
problema,
uno di noi scioglieva, sulla parete,
il nastro dell’antico rotolo cinese
sì che svolgesse e visibile apparisse
l’Uomo Seduto che tanto dubitava.
Io, ci diceva, sono Colui che dubita.
Dubito
che sia riuscito il lavoro che v’ha
inghiottiti i giorni.
Che, quel che avete detto,
se detto peggio valga tuttavia per
qualcuno.
Che lo abbiate detto bene
e che forse un po' troppo vi siate,
alla verità di quanto avete detto, affidati.
Che sia ambiguo:
per ogni possibile errore
vostra sarebbe la colpa.
Può anche essere troppo univoco
e allontanar dalle cose la
contraddizione;
non è troppo univoco?
Allora quel che dite è
inutilizzabile.
Le cose vostre sono inanimate,
allora.
Siete realmente nel corso degli
eventi?
Compresi con tutto quel che diviene?
Siete ancora in divenire, voi?
Chi siete?
A chi parlate?
A chi serve quel che state dicendo?
E, fra parentesi:
vi lascia sobri? Si può leggerlo di
mattina?
E' anche congiunto al presente?
Le tesi davanti a voi enunciate
son messe a profitto
o almeno confutate?
Tutto è documentabile?
Per esperienza? Di chi?
Ma prima di tutto
e sempre,
e ancora prima d’ogni cosa:
come si agisce
se si crede a quel che dite?
Prima di tutto:
come si agisce?
Pensierosi
noi si considerava con curiosità
l’Uomo Turchino
dubitare dal quadro,
ci si guardava
e da capo si ricominciava.
[FINE]
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