Anthony P. Thirlwall
Emu is no cure for problems with the balance of
payments
Financial Times, 9
ottobre 1991.
L’euro non è la soluzione per i problemi con la
bilancia dei pagamenti
[
Traduzione di Giorgio D.M. ]
In un mondo con molte valute, il
problema di una nazione con la bilancia dei pagamenti è essenzialmente un
problema di valuta estera.
Dati il tasso di crescita del suo
prodotto e il suo livello della disoccupazione, la nazione non è in grado di
ricavare dalle esportazioni abbastanza valuta estera per pagare le sue
importazioni al tasso di cambio dato.
O la nazione deve continuamente
indebitarsi con l’estero, o deve cedere qualcosa: il tasso di crescita, il
livello dell’occupazione o il tasso di cambio.
In questo senso, il Regno Unito è
stato afflitto da problemi con la bilancia dei pagamenti per anni.
Questo significa che se il Regno
Unito aderisse all’Unione Monetaria Europea che prevede una moneta unica le sue
difficoltà con la bilancia dei pagamenti svanirebbero dalla sera alla mattina?
E’ vero che non ci sarebbe più un
tasso di cambio da difendere ma ci sarebbero ancora squilibri tra le
esportazioni e le importazioni che non potrebbero essere corretti, né
naturalmente né facilmente, né da prestiti o investimenti privati né da
trasferimenti fiscali interregionali in una unione federale.
Coloro che affermano che i problemi
con la bilancia dei pagamenti scomparirebbero propongono l’analogia con le
regioni di una nazione che impiegano tutte la stessa moneta.
Noi non parliamo delle difficoltà con
la bilancia dei pagamenti della Scozia, del Galles e del nord dell’Inghilterra,
o della Sicilia e della Puglia.
Ma questo non significa che queste
difficoltà non esistano.
Ogni livello delle esportazioni di
una regione inferiore al livello delle importazioni che domanda si manifesta in
una crescita lenta, in un tasso di disoccupazione elevato e in condizioni
economiche in generale depresse, a meno che i prodotti e i servizi di questa
regione non possano essere resi più competitivi grazie a sussidi, o a meno che
la regione non riceva flussi di capitali sotto forma di prestiti del settore
privato o di trasferimenti fiscali da parte del governo.
Mentre è vero, quindi, che l’adozione
di una moneta unica al posto di un sistema di molte valute comporta la
scomparsa della manifestazione esteriore delle difficoltà con la bilancia dei
pagamenti, perché non c’è più un tasso di cambio da difendere, e le riserve di
valute estere divengono irrilevanti, la manifestazione interiore dei deficit
della bilancia dei pagamenti rimane.
Samuel Brittan ha recentemente
sostenuto che “la possibilità di liberarsi una volta per tutte del problema
della bilancia dei pagamenti è uno dei vantaggi maggiori ma meno riconosciuti dell’euro”.
Nello sminuire l’importanza della
bilancia dei pagamenti per il funzionamento regolare dell’economia reale,
Brittan allude all’assurdità di trattare il commercio tra il Sussex [Regno
Unito] e la Normandia [Francia] in modo completamente diverso rispetto al
commercio tra lo stesso Sussex e lo Yorkshire [Regno Unito] quando tutte e tre
le regioni si suppone che siano nello stesso mercato unico.
Brittan riconosce che alcuni problemi
con la bilancia dei pagamenti riappariranno in una forma regionale all’interno
di un’unione monetaria.
Queste questioni sono al centro del
dibattito sulla sovranità che oggi generano così tanta eccitazione nella
Comunità Europea.
Eppure ci sono buone ragioni per trattare il commercio tra il Sussex e la
Normandia in modo diverso dal commercio tra il Sussex e lo Yorkshire.
In primo luogo, il Regno Unito come
stato nazionale può sentire una responsabilità per i cittadini residenti nel
Sussex che non prova per gli abitanti della Normandia.
In secondo luogo, il Regno Unito può
ritenersi in grado di affrontare le disparità tra il Sussex e lo Yorkshire per
mezzo del suo sistema fiscale nazionale in un modo che non potrebbe essere
garantito se le capacità di sopravvivenza del Sussex fossero minacciate da una
superiore competitività della Normandia all’interno di una unione monetaria.
In alcune circostanze il tasso di
cambio potrebbe essere un’arma utile per proteggere gli abitanti del Sussex.
Il problema della bilancia dei
pagamenti è comunque molto più grave della sola questione del tasso di cambio.
Il ruolo della bilancia dei pagamenti
nella spiegazione delle differenze tra i tassi di crescita delle diverse
regioni di una nazione è stato ignorato per troppo tempo dalla teoria economica
ortodossa che, prima di Keynes, sostenne che la bilancia dei pagamenti, come
ogni altra cosa nel sistema economico, si sarebbe regolata da se attraverso il
sistema dei prezzi, e che poi, negli anni Cinquanta, analizzò i risultati in
termini di crescita economica dal lato dell’offerta senza alcun riferimento
alla domanda.
La rivoluzione keynesiana non fu di
aiuto perché il modello di Keynes era statico e si confrontava in massima parte
con una economia chiusa.
L’enfasi sugli squilibri tra il
risparmio e gli investimenti spostò l’attenzione dal maggiore squilibrio
potenziale tra le esportazioni e le importazioni che nel mondo reale può essere
molto più difficile da correggere.
Un livello delle esportazioni elevato
in rapporto alle importazioni domandate è vitale per rafforzare la domanda
aggregata nel sistema economico considerato nel suo complesso, con o senza una
moneta unica.
Un certo grado di sovranità economica
sarebbe perso nel movimento verso una moneta unica, ma molto di più si perse
quando il Regno Unito aderì alla Comunità Europea nel 1971.
La capacità di proteggere e
incoraggiare i settori strategici dell’economia venne meno; la possibilità di
programmare dei sistemi di commercio amministrato per pareggiare i deficit
della bilancia dei pagamenti è stata persa; la capacità di proteggersi da
nazioni con avanzi persistenti è stata tolta; le imposte differenziali che
discriminano le imprese a favore dei settori che producono beni esportabili
sono entrate in collisione con il Trattato di Roma.
La bilancia dei pagamenti del Regno
Unito è cronicamente debole.
Elevati tassi di interesse sono
necessari per finanziare i deficit che il paese incontra quanto tenta di
crescere sia pure a un tasso non superiore all’1 o al 2 per cento l’anno, e a
loro volta danneggiano l’economia reale.
Tre secoli fa i mercantilisti
riconobbero questo dilemma con grande chiarezza, e così fece Keynes nella sua
difesa del mercantilismo contro i classici, sostenitori del libero scambio, che
trattarono i mercantilisti come “imbecilli” (nelle parole di Keynes).
Come Keynes riconobbe giustamente, il
tasso di interesse necessario per l’equilibrio esterno può non essere in linea
con quello necessario per l’equilibrio interno.
Anche questo problema non scompare in
una zona con una moneta unica nella quale regioni (o nazioni) depresse competono
per attrarre investimenti.
Il Regno Unito ha bisogno di tutti
gli strumenti monetari e fiscali di cui può disporre per interrompere 40 anni
di bilancia dei pagamenti debole, crescita economica lenta, domanda depressa e
deindustrializzazione che conducono a una bilancia dei pagamenti ancora più
debole.
Credere che un basso livello delle
esportazioni, la penetrazione delle importazioni, il deteriorarsi della base
industriale che conduce a una crescita più lenta e a una disoccupazione
crescente scomparirebbero con una moneta unica significa trasformare l’economia
in una branca della teologia.
[FINE]
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