Paul
Krugman
A Dark Age of
macroeconomics (wonkish)
Pubblicato il 27
gennaio 2009 sul blog “The Conscience of a Liberal”, qui.
Il Medioevo della macroeconomia
[
Traduzione di Giorgio D.M. * ]
Brad
De Long è sconvolto da quello che proviene da Chicago in questi giorni -
e lo è per un motivo comprensibile.
Prima Eugene Fama e ora John Cochrane hanno affermato che la spesa pubblica finanziata con il
debito necessariamente spiazza un eguale ammontare di spesa privata, anche se
l’economia è depressa - ed essi hanno affermato questo non come un risultato
empirico, riscontrato nella realtà, né come la previsione di un qualche
modello, ma come una ineluttabile conseguenza di una identità contabile.
Altri
economisti hanno tentato di fornire una copertura a queste affermazioni - hanno
cercato di sostenere che Fama e Cochrane abbiano detto qualcosa di più
sofisticato di quello che in realtà hanno detto.
Ma,
se si leggono i saggi originali, non c’è ambiguità - è la pura legge di Say, è
la pura “Treasury view”, in entrambi i casi.
Qui
c’è Fama:
Il
problema è semplice: i salvataggi e i piani di stimolo dell’economia sono
finanziati emettendo più debito pubblico. (Il denaro deve provenire da qualche
parte!) Il debito aggiuntivo assorbe risparmi che altrimenti alimenterebbero
gli investimenti privati. Alla fine, nonostante l’esistenza di risorse non
utilizzate, i salvataggi e i piani di stimolo dell’economia non incrementano le
risorse attualmente impiegate. Essi semplicemente spostano risorse da un
utilizzo all’altro.
E
qui c’è Cochrane:
In
primo luogo, se il denaro non sarà stampato, deve provenire da qualche altra parte.
Se il governo prende in prestito un dollaro da te, quello è un dollaro che tu
non spendi, o che tu non presti a una impresa perché lo spenda per un nuovo
investimento. Ogni dollaro di spesa pubblica aggiuntiva deve corrispondere a un
dollaro in meno di spesa privata. I posti di lavoro creati dalla spesa pubblica
compiuta per stimolare l’economia sono compensati dai posti di lavoro persi a
causa della diminuzione della spesa privata. Possiamo costruire strade anziché
fabbriche, ma lo stimolo fiscale non può aiutarci a costruire una quantità
maggiore di entrambe. Questa è pura contabilità, e non richiede complesse
argomentazioni sullo “spiazzamento” [crowding out].
In
secondo luogo, l’investimento è “spesa” tanto quanto il consumo. I sostenitori
dello stimolo fiscale vogliono che il denaro sia speso per consumi, non
risparmiato. Essi valutano i programmi di stimolo del passato sulla base di
quanto le persone destinatarie di quei programmi hanno speso per beni di
consumo anziché risparmiato. Ma l’economia nel suo complesso non bada al fatto
che tu acquisti un’automobile, anziché prestare a un’impresa che acquista un
carrello elevatore.
Non
c’è ambiguità in entrambi i casi: sia Fama che Cochrane affermano che il
risparmio desiderato automaticamente si converte in spesa per investimento, e
che qualunque indebitamento dello Stato deve avvenire a spese degli
investimenti - punto.
Quello
che provoca un così profondo stupore in queste affermazioni è che esse compiono
uno degli errori più elementari in economia - interpretare una identità
contabile come una relazione comportamentale.
Sì,
il risparmio deve essere pari all’investimento, ma questo non è un qualcosa che
ha luogo in modo mistico, avviene invece perché ogni discrepanza tra il risparmio
desiderato e l’investimento desiderato causa il verificarsi di qualcosa che li
mantiene in linea.
E’
come il fatto che il conto capitale e il conto corrente della bilancia dei
pagamenti devono dare come somma zero: è vero, ma non significa che un
incremento dei flussi di capitali in ingresso magicamente si trasformi in un deficit
commerciale, senza alcun altro cambiamento (quello che John Williamson chiamava
la dottrina dell’immacolato trasferimento).
Un flusso di capitali in ingresso
causa un deficit commerciale attraverso l’apprezzamento del tasso di cambio,
l’incremento del livello dei prezzi, o un qualche altro cambiamento nella
economia reale che influisce sugli scambi commerciali.
In
modo simile, dopo un cambiamento del livello desiderato del risparmio o dell’investimento
qualcosa succede che mantiene la
validità dell’identità contabile. E, se i tassi di interesse sono fissi, quello
che accade è che il Prodotto Interno Lordo (PIL) varia in modo tale che il
risparmio (S) e l’investimento (I) siano uguali.
Questo
è esattamente il punto di uno dei modi con i quali l’analisi basata sul
moltiplicatore è spesso presentata alle matricole.
Qui
c’è il diagramma:
|
Un caso di identità mal compresa. |
In
questa figura la somma del risparmio S [savings] e delle imposte T [taxes] è pari alla somma
dell’investimento I [investment] e della spesa pubblica G [government spending], quella identità [S+T=G+I;
identità valida per un’economia chiusa, cioè senza scambi commerciali con
l’estero (o per il mondo nel suo complesso): S è il risparmio privato, T-G il risparmio pubblico; il risparmio
nazionale, somma del risparmio privato e di quello pubblico, è pari
all’investimento S+(T-G)=I] che sia Fama che Cochrane ritengono che renda
inefficace la spesa pubblica - ma non è così.
Un
incremento della spesa pubblica G non riduce l’investimento I per un pari
ammontare ma incrementa il Prodotto Interno Lordo [PIL=C+I+G, C sono i consumi
privati], e l’incremento del PIL a sua volta conduce a un maggiore risparmio
privato S e a un flusso maggiore di imposte T [C+I+G=PIL=C+S+T].
Ora,
non si deve accettare questo modello come una rappresentazione di come
realmente funziona il mondo.
Ma
si deve accettare il fatto che esso mostra l’errore contenuto nell’affermazione
secondo la quale l’identità che stabilisce l’uguaglianza del risparmio e
dell’investimento provi qualcosa a proposito dell’efficacia della politica
fiscale.
Dunque,
come è possibile che professori illustri credano il contrario?
La
risposta, penso, è che stiamo vivendo nel Medioevo della macroeconomia.
Si
ricordi che quello che definisce il Medioevo non è il fatto che esso fosse un’epoca
primitiva - anche l’Età del Bronzo era primitiva.
Quello che rende il Medioevo
un’epoca oscura è il fatto che così tanta conoscenza era stata persa, che così
tanto di quello che era già noto ai Greci e ai Romani era stato dimenticato durante
i regni barbarici che seguirono.
E questo è quello che sembra essere
successo alla macroeconomia in così tanta parte della professione economica.
La conoscenza del fatto che
l’identità S=I non implica la Treasury view - la consapevolezza comune del
fatto che la macroeconomia è più che la somma della legge della domanda e
dell’offerta e della teoria quantitativa della moneta - in qualche modo si sono
perse in così tanta parte della professione.
Sono tentato dallo spingermi oltre e
dal dire qualcosa a proposito dell’essere sopraffatti da barbari dominati da
una fede oscurantista, ma credo che non lo farò.
Oh, aspettate, credo di averlo appena
fatto.
[FINE]
* Il testo aggiunto è
indicato tra parentesi quadrate.
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