Anthony P. Thirlwall
The Balance of Payments Constraint as an Explanation of International Growth Rate Differences
Banca Nazionale del Lavoro Quarterly Review, Volume 32
(1979), Issue 128, pp. 45-53.
Pubblicazione
disponibile qui.
Il vincolo della bilancia dei pagamenti come spiegazione delle differenze tra i tassi di crescita dei diversi paesi
[
Traduzione di Giorgio Di Maio * ]
L’approccio neoclassico alla
questione del perché i tassi di crescita sono diversi per i diversi paesi,
esemplificato dagli studi meticolosi di Denison [3] [4] e Maddison [7] [8], si
concentra sul lato dell’offerta dell’economia impiegando il concetto della funzione
di produzione.
Una volta specificata la sua forma
funzionale, la crescita della produzione è ripartita tra la crescita del
capitale, la crescita della forza lavoro, e la crescita della produttività
totale dei fattori ottenuta come residuo.
Con questo approccio, le differenze
tra i tassi di crescita dei diversi paesi sono “spiegate” in termini di
differenze nella crescita dei fattori produttivi offerti e della produttività.
Se questo approccio è fecondo,
interessante e matematicamente preciso, non ci dice però perché i fattori produttivi offerti e la produttività crescono con
velocità diverse nei diversi paesi.
Per affrontare questa questione
alcuni direbbero che è necessario un approccio più keynesiano che ponga
l’accento sulla domanda.
Per un keynesiano, è la domanda che
“guida” il sistema economico e ad essa l’offerta, entro certi limiti, si
adatta.
Secondo questo approccio, i tassi di
crescita dei diversi paesi differiscono perché i tassi di crescita della
domanda sono differenti nei diversi paesi.
La questione diventa allora: perché
la domanda cresce con velocità diverse nei diversi paesi?
Una spiegazione può essere
l’incapacità degli agenti economici, e in particolare dei governi, di espandere
la domanda.
Questa spiegazione da sola, tuttavia,
non è molto soddisfacente.
In un’economia aperta, il vincolo
dominante è la bilancia dei pagamenti.
In questo articolo si dimostra quanto
strettamente l’esperienza di crescita di diversi paesi sviluppati approssimi il
rapporto tra il tasso di crescita delle esportazioni e l’elasticità della
domanda per le importazioni al reddito [rate of growth of exports divided by
the income elasticity of demand for imports], rapporto che, fatte certe
assunzioni, può essere considerato come quello che io chiamo il tasso di
crescita corrispondente con l’equilibrio della bilancia dei pagamenti [balance
of payments equilibrium growth rate].
In effetti, il rapporto tra il tasso
di crescita delle esportazioni e l’elasticità della domanda per le importazioni
al reddito dà una approssimazione così buona della reale esperienza di crescita
delle maggiori nazioni sviluppate, a partire dal 1950, che una nuova legge
economica potrebbe quasi essere formulata.
L’importanza di una bilancia dei
pagamenti sana per la crescita può essere affermata abbastanza brevemente.
Se un paese incontra dei problemi con
la bilancia dei pagamenti mentre espande la domanda, la domanda deve essere
ridotta prima che il tasso di crescita compatibile con la capacità produttiva disponibile
nel breve periodo sia raggiunto; l’offerta dei fattori produttivi non è mai
pienamente impiegata; gli investimenti sono scoraggiati; il progresso
tecnologico è rallentato; e i beni prodotti nel paese diventano meno
desiderabili rispetto a quelli prodotti all’estero così che la bilancia dei pagamenti
peggiora ancora di più, e così via.
E’ iniziato un circolo vizioso.
Al contrario, se un paese è capace di
espandere la sua domanda fino al livello della capacità produttiva esistente,
senza che sorgano difficoltà con la bilancia dei pagamenti, la pressione della
domanda sulla capacità produttiva può benissimo innalzare il tasso di crescita
della capacità produttiva stessa.
Ci sono diversi possibili meccanismi
che possono portare a questo risultato: l’incoraggiamento agli investimenti che
può incrementare la dotazione di capitale e con essa il progresso tecnologico;
l’offerta di lavoro che può aumentare con l’ingresso nella forza lavoro di
persone che non ne facevano parte o che provengono dall’estero; lo spostamento
dei fattori della produzione da settori con una bassa produttività a settori
con una produttività elevata; e la capacità di importare di più che può
incrementare la capacità produttiva rendendo le risorse nazionali più
produttive.
Sono queste le argomentazioni che in
realtà sostengono una crescita guidata dalle esportazioni [export-led growth],
perché è solo attraverso l’espansione delle esportazioni che il tasso di
crescita può essere incrementato senza danneggiare nello stesso tempo la
bilancia dei pagamenti.
Coloro che credono nella crescita
guidata dalle esportazioni in realtà postulano una teoria basata sul vincolo
della bilancia dei pagamenti del perché i tassi di crescita sono differenti per
i diversi paesi.
Deve essere tuttavia evidenziato che
lo stesso tasso di crescita delle esportazioni non
necessariamente consentirà lo stesso tasso di crescita della produzione per diversi paesi , perché
le importazioni necessarie, associate con la crescita, saranno differenti per i
diversi paesi, e così alcune nazioni dovranno limitare la domanda prima di
altre per mantenere l’equilibrio della bilancia dei pagamenti.
La relazione tra il tasso di crescita
di un paese e il suo tasso di crescita delle importazioni è l’elasticità della
domanda per le importazioni al reddito.
L’ipotesi che testeremo, a partire
dal modello che sarà definito nel seguito, è che, se l’equilibrio della
bilancia dei pagamenti deve essere mantenuto, allora il tasso di crescita di
lungo periodo di un paese sarà determinato dal rapporto tra il tasso di
crescita delle sue esportazioni e l’elasticità della sua domanda per le
importazioni al suo reddito.
La determinazione del tasso di crescita corrispondente con l’equilibrio
della bilancia dei pagamenti
L’equilibrio del conto corrente
[current account] della bilancia dei pagamenti, misurato in unità della valuta
nazionale, può essere espresso come:
dove:
X
|
è la quantità delle esportazioni;
|
Pd
|
è il prezzo delle esportazioni nella valuta
nazionale [d è per domestic o nazionale];
|
M
|
è la quantità delle importazioni;
|
Pf
|
è il prezzo delle importazioni nella valuta estera
[f è per foreign o estero];
|
E
|
è il tasso di cambio (cioè il prezzo nazionale
della valuta estera [E= Pd / Pf ]) [e quindi
|
EPf
|
è il prezzo delle importazioni nella valuta
nazionale]; e
|
t
|
è il tempo.
|
In una
economia che cresce, la condizione perché la bilancia dei pagamenti si mantenga
in equilibrio nel tempo è che il tasso di crescita del valore delle
esportazioni sia pari al tasso di crescita del valore delle importazioni, cioè:
dove le
lettere minuscole indicano i tassi di variazione (continui) delle variabili.
Usando la
teoria standard della domanda, la quantità delle importazioni domandate può
essere specificata come una funzione moltiplicativa del prezzo delle
importazioni (misurato in unità della valuta nazionale per incorporare
l’effetto delle variazioni del tasso di cambio), del prezzo dei prodotti
succedanei delle importazioni, e del reddito nazionale. Così:
dove:
ψ
|
è l’elasticità della domanda per le importazioni
al loro prezzo (ψ<0);
[un incremento del prezzo in valuta nazionale
delle importazioni determina una diminuzione della quantità delle
importazioni]
|
φ
|
è l’elasticità incrociata della domanda per le
importazioni [al prezzo dei beni nazionali che competono con esse] (φ>0);
[un incremento del prezzo dei beni nazionali
sostitutivi determina un incremento della quantità delle importazioni]
|
Y
|
è il reddito nazionale, e
|
π
|
è l’elasticità della domanda per le importazioni
al reddito nazionale (π>0);
[un incremento del reddito nazionale determina un
aumento della quantità delle importazioni]
|
Il tasso di
crescita delle esportazioni può essere scritto come:
dove di nuovo le lettere minuscole
rappresentano tassi di variazione continui delle variabili.
La quantità delle esportazioni
domandate può anche essere espressa come una funzione moltiplicativa nella
quale gli argomenti della funzione di domanda sono: il prezzo delle
esportazioni misurato in valuta estera (per catturare l’effetto delle
variazioni del tasso di cambio), il prezzo dei beni che competono con le
esportazioni, e il livello del reddito mondiale. Così:
dove:
X
|
è la quantità delle esportazioni;
|
Pd
|
è il prezzo delle esportazioni espresso in valuta
nazionale;
|
Pf
|
è il prezzo dei beni [esteri] che competono con le
esportazioni [sui mercati esteri];
|
Z
|
è il livello del reddito mondiale;
|
1/E
|
è il prezzo estero della valuta nazionale [(1/E =
Pf / Pd ), così che
|
Pd /E
|
è il prezzo delle esportazioni espresso in valuta
estera];
|
η
|
è l’elasticità della domanda per le esportazioni
al loro prezzo [espresso in valuta estera] (η<0);
[un aumento del
prezzo in valuta estera delle esportazioni determina una diminuzione della
quantità delle esportazioni]
|
δ
|
è l’elasticità incrociata della domanda per le
esportazioni [al prezzo dei beni esteri che competono con esse] (δ>0);
[un incremento del prezzo in valuta estera dei
beni esteri che competono con le esportazioni determina un incremento della
quantità delle esportazioni]
|
ε
|
è l’elasticità della domanda per le esportazioni
al reddito [mondiale] (ε>0);
[un incremento del reddito mondiale determina un
incremento della quantità delle esportazioni];
|
t
|
è il tempo.
|
Il tasso di crescita delle
esportazioni può essere scritto come:
Sostituendo le equazioni (4) e (6)
nella (2),
possiamo risolvere per il tasso di
crescita del reddito nazionale coerente con l’equilibrio della bilancia dei
pagamenti che chiameremo il tasso di crescita corrispondente con l’equilibrio
della bilancia dei pagamenti, yBt [B è per balance o equilibrio o
pareggio].
Ricordando i segni dei parametri (η<0; φ>0; δ>0; ψ<0; ε>0; e π>0), l’equazione (7) esprime diverse familiari proposizioni economiche:
i)
|
L’inflazione all’interno del paese
[pdt>0] diminuirà il tasso di crescita corrispondente con
l’equilibrio della bilancia dei pagamenti [yBt<0] se la somma [dei valori assoluti]
dell’elasticità della domanda per le esportazioni al loro prezzo [η] e della elasticità incrociata della domanda per le importazioni [φ] è maggiore dell’unità (cioè se [|η|+|φ|>1]).
[affinché sia (1+ η-φ)<0, con η<0 e φ>0] A
|
ii)
|
L’inflazione all’estero [pft>0]
migliorerà il tasso di crescita corrispondente con l’equilibrio della
bilancia dei pagamenti [yBt>0] se la somma [dei valori assoluti]
dell’elasticità della domanda per le importazioni al loro prezzo [δ] e dell’elasticità incrociata della domanda per le esportazioni [ψ] è maggiore dell’unità (cioè se [|δ|+|ψ|>1]).
[affinché sia (1-δ+ψ)<0, con δ>0 e ψ<0] B
|
iii)
|
La svalutazione o il deprezzamento
della valuta nazionale, cioè un incremento del prezzo nazionale della valuta
estera (et>0), migliorerà il tasso di crescita corrispondente
con l’equilibrio della bilancia dei pagamenti [yBt>0] se la
somma dell’elasticità della domanda per le importazioni e per le esportazioni
al loro prezzo è maggiore dell’unità in valore assoluto, che è la cosiddetta
condizione di Marshall-Lerner (cioè se |η+ψ|>1).
[affinché sia (1+ψ+η)<0, con ψ<0 e η<0]
Si noti tuttavia l’importante punto
che un deprezzamento della valuta nazionale che avvenga una volta per tutte
non può innalzare permanentemente il tasso di crescita corrispondente con
l’equilibrio della bilancia dei pagamenti. Dopo l’iniziale deprezzamento, et=0,
e il tasso di crescita ritornerebbe al suo livello iniziale.
Per innalzare permanentemente il
tasso di crescita corrispondente con l’equilibrio della bilancia dei
pagamenti sarebbe necessario un deprezzamento continuo, cioè un et>0
nei periodi successivi.
|
iv)
|
Una crescita più rapida del reddito
mondiale [z] innalzerà il tasso di crescita corrispondente con l’equilibrio della
bilancia dei pagamenti [ε>0].
|
v)
|
Più è alta l’elasticità della
domanda per le importazioni al reddito [nazionale] (π), e minore è
il tasso di crescita corrispondente con l’equilibrio della bilancia dei
pagamenti [yBt].
|
Evidenza empirica
La questione interessante è: quanto
bene l’esperienza di crescita reale dei diversi paesi approssima il tasso di crescita
corrispondente con l’equilibrio della bilancia dei pagamenti?
Ci possono, ovviamente, essere delle
asimmetrie nel sistema.
Mentre un paese non può crescere
molto a lungo più velocemente del suo tasso di crescita corrispondente con
l’equilibrio della bilancia dei pagamenti, a meno che esso non possa finanziare
un sempre crescente deficit, c’è ben poco che possa impedire a una nazione di
crescere più lentamente e di accumulare ampi surplus.
Questo in particolare può accadere
quando il tasso di crescita corrispondente con l’equilibrio della bilancia dei
pagamenti è così elevato che un paese semplicemente non ha la capacità fisica
di crescere con quella velocità.
Questo è tipico di molti paesi
produttori di petrolio e sembrerebbe caratterizzare anche l’esperienza del
Giappone, come vedremo più avanti.
Calcolare per molti paesi il tasso di
crescita corrispondente con l’equilibrio della bilancia dei pagamenti a partire
dall’equazione (7) richiede una consistente quantità di dati e di stime dei
parametri che non sono prontamente disponibili..
Se tuttavia si compie la usuale
assunzione che le elasticità al prezzo della domanda per le importazioni e per
le esportazioni proprie del paese siano uguali alle elasticità incrociate (ψ = φ e η = δ),
l’equazione (7) diventa:
che, se la condizione di
Marshall-Lerner è soddisfatta esattamente [|η+ψ|=1, e quindi (1+η+ψ)=0] o se i prezzi relativi misurati in
una valuta comune non cambiano nel lungo periodo [(pdt-pft-et)=0],
si riduce a:
Molti modelli (si vedano [1] e [9]),
e l’evidenza empirica, suggeriscono che nel lungo periodo ci possano essere solo
piccoli movimenti nei prezzi relativi internazionali misurati in una valuta
comune, o a causa dell’arbitraggio (la legge del prezzo unico) o perché il
deprezzamento del tasso di cambio spinge in alto i prezzi interni nella stessa
proporzione, così che nel lungo periodo sia
L’applicazione dell’equazione (9) ai
dati internazionali dà una notevole approssimazione dell’esperienza di crescita
di molti paesi nel corso degli ultimi venti anni, e ipso facto fornisce una spiegazione del perché i tassi di crescita
differiscono.
Si potrebbe quasi affermare come una
legge fondamentale che, tranne quando il tasso di crescita corrispondente con
l’equilibrio della bilancia dei pagamenti eccede il massimo possibile tasso di
crescita della capacità produttiva, il tasso di crescita di un paese
approssimerà il rapporto tra il suo tasso di crescita delle esportazioni e la
sua elasticità al reddito della domanda per le importazioni.
Questa stessa approssimazione
giustifica le assunzioni usate per arrivare alla semplice regola contenuta
nella equazione (9).
L’ipotesi è testata con due serie di
dati sulla crescita della produzione e delle esportazioni: una per il periodo
dal 1953 al 1976 [6], e l’altra, tratta da una fonte differente [2], per il
periodo dal 1951 al 1973. 1
Sulla elasticità della domanda per le
importazioni al reddito, le stime di Houthakker e Magee [5] sono state
considerate come applicate a entrambi i periodi anche se sono state compiute
solo per il periodo dal 1951 al 1966. Esse sono tra le stime internazionali
disponibili quelle compiute nel modo più coerente, ma probabilmente oggi sono
sottostimate.
I dati, e i risultati
dell’applicazione dell’equazione (9), sono presentati nelle tabelle 1 e 2.
In entrambe le tabelle c’è una
tendenza generale delle stime del tasso di crescita corrispondente con
l’equilibrio della bilancia dei pagamenti ad essere più elevate del vero tasso
di crescita, cosa che, se fosse vera, produrrebbe un surplus della bilancia dei
pagamenti.
Per i paesi che hanno conseguito
degli avanzi commerciali, le stime sono coerenti con l’evidenza empirica.
Il Giappone è un esempio
impressionante di un paese nel quale la differenza tra il suo reale tasso di
crescita e il tasso di crescita corrispondente con l’equilibrio della bilancia
dei pagamenti ha avuto come risultato l’accumulo di un enorme surplus nei
pagamenti.
Presumibilmente, il Giappone non può
oggi crescere più velocemente di quanto abbia fatto a causa di un limite
superiore alla sua capacità produttiva.
Ma il Giappone tuttavia è cresciuto
molto più velocemente di altri paesi perché la domanda non era vincolata e ha
indotto la sua stessa offerta di fattori della produzione.
Per i paesi che hanno conseguito un
deficit nel periodo considerato, la stima del tasso di crescita corrispondente
con l’equilibrio della bilancia dei pagamenti deve essere troppo elevata.
Come abbiamo suggerito in precedenza,
questo può essere dovuto al fatto che l’elasticità della domanda per le
importazioni al reddito assunta è una sottostima per il periodo che va dai
tardi anni Sessanta agli anni Settanta.
Inoltre, variazioni avverse dei
prezzi relativi, combinate con variazioni delle elasticità al prezzo non
possono essere escluse interamente come determinanti della bilancia dei
pagamenti, anche se esse possono avere un significato minore se confrontate con
le variazioni del reddito e delle elasticità della domanda per le importazioni
e per le esportazioni al reddito
Nonostante la sovrastima del tasso di
crescita corrispondente con l’equilibrio della bilancia dei pagamenti in alcuni
casi, e nonostante il fatto che alcuni paesi possono crescere più lentamente e
accumulare surplus nei pagamenti, il grado di correlazione tra i tassi di
crescita previsti applicando la nostra semplice regola e gli effettivi tassi di
crescita è tuttavia molto elevato per entrambe le serie di dati.
Per il campione dei paesi della
tabella 1 il coefficiente di correlazione per ranghi di Spearman [Spearman rank correlation] è 0,764 e per quello della tabella
2 è 0,891.
Conclusioni
La semplice conclusione di politica
economica, per la massima parte delle nazioni, è che se esse desiderano
crescere più velocemente allora devono innanzitutto spostare verso l’alto il
vincolo sulla domanda posto dalla bilancia dei pagamenti.
Innalzare il tasso di crescita della
capacità produttiva (migliorando la produttività, ad esempio) senza essere
capaci di innalzare il tasso di crescita della domanda a causa del vincolo
posto dalla bilancia dei pagamenti condurrà solo a un aumento della
disoccupazione.
Se invece il tasso di crescita
corrispondente con l’equilibrio della bilancia dei pagamenti può essere
innalzato, rendendo più attraenti le esportazioni e riducendo l’elasticità della domanda per le importazioni al
reddito [nazionale], la domanda può essere aumentata
senza causare delle difficoltà con la bilancia dei pagamenti; e, entro certi
limiti, la domanda può generare la sua stessa offerta incoraggiando gli
investimenti, assorbendo la sotto-occupazione, incrementando la crescita della
produttività, e così via.
In questo modo, la spiegazione delle
differenze dei tassi di crescita deve innanzitutto basarsi sulle differenze dei
tassi di crescita della domanda, e il maggiore vincolo sul tasso di crescita
della domanda per la massima parte dei paesi è la bilancia dei pagamenti.
Il nostro modello e l’evidenza
empirica danno un forte supporto ai sostenitori della crescita guidata dalle
esportazioni.
Il problema più profondo consiste nei
motivi per i quali il tasso di crescita corrispondente con l’equilibrio della
bilancia dei pagamenti è diverso per i diversi paesi.
Questi motivi devono essere
innanzitutto posti in relazione con le caratteristiche dei beni prodotti da un
paese che determinano l’elasticità della domanda per le esportazioni
del paese al reddito [mondiale] e la propensione del paese ad importare.
Per le nazioni con un basso tasso di
crescita delle esportazioni, combinato con una elasticità della
domanda per le importazioni al reddito [nazionale] relativamente alta, il messaggio è semplice: i beni
prodotti dal paese sono poco attraenti in termini relativi sia all’interno che
all’estero.
In questo studio ci siamo concentrati
sulle differenze tra i tassi di crescita dei paesi sviluppati.
L’argomento probabilmente ha una
rilevanza ancora maggiore per le nazioni in via di sviluppo.
Canterbury
__________
NOTE
1 Non voglio essere accusato di scegliere le fonti per
sostenere l’argomento!
__________
RIFERIMENTI
[1]
R. J. BALL, T. BURNS & J.S.E. LAURY,
“The Role of Exchange Rate Changes in Balance of Payments Adjustment: the UK
Case”, Economic Journal, March 1977.
[2]
J. CORNWALL, Modern Capitalism: Its Growth and
Transformation, Martin Robertson, 1977.
[3]
E. DENISON, Why Growth Rates Differ: Postwar Experience
in Nine Western Countries, The Brookings Institution, 1967.
[4]
E. DENISON
& W.K. CHUNG, How Japan Economy Grew So Fast: The Sources of
Postwar Expansion, The Brookings Institution, 1976.
[5]
H. HOUTHAKKER & S. MAGEE, “Income
and Price Elasticities in World Trade”, Review
of Economics and Statistics, May 1969.
[6]
D. KERN, “An International Comparison
of Major Economic Trends 1953-1976”, National
Westminster Bank Quarterly Review, May 1978.
[7]
A. MADDISON, Economic Progress and Policy in Developing Countries, Allen and Unwin
1970.
[8]
A. MADDISON, “Explaining Economic
Growth”, in this Review, September 1972
[9]
T. WILSON, “Effective Devaluation and Inflation”, Oxford Economic Papers,
March 1976.
[FINE]
* NOTE
Il testo aggiunto o
modificato è indicato tra parentesi quadrate.
A
L’articolo originale
dice: ”se la somma ... in valore assoluto è maggiore dell’unità (cioè se
|η+φ|>1)“ ma deve essere un refuso perché in realtà affinché pdt>0
implichi yBt<0 deve essere (1+η-φ)<0 che è vero se φ-η>1, cioè
se, con η<0 e φ>0, |η|+|φ|>1, cioè se la somma dei valori assoluti, e
non il valore assoluto della somma, è maggiore dell’unità.
Ad esempio, se η=-0,6
e φ=0,6 si ha che (1+η-φ)=(1-0,6-0,6)=-0,2<0 ma |η+φ|=|-0,6+0,6|=0<1.
La condizione corretta quindi è |η|+|φ|>1, in questo esempio
0,6+0,6=1,2>1.
B
L’articolo originale
dice: ”se la somma ... in valore assoluto è maggiore dell’unità (cioè se
|δ+ψ|>1)“ ma, come sopra, deve essere un refuso perché affinché pft>0
implichi yBt>0 deve essere (1-δ+ψ)<0 che è vero se δ-ψ >1,
cioè se, con δ<0 e ψ>0, |δ|+|ψ|>1. Quindi anche qui è la somma dei
valori assoluti, e non il valore assoluto della somma, che deve essere maggiore
dell’unità
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