Paul
Krugman
Myths of
Austerity
The New York Times, 1 luglio 2010.
Pubblicazione
disponibile qui.
Miti dell’austerità
[
Traduzione di Giorgio D.M. * ]
Quando ero giovane e ingenuo pensavo
che le persone importanti prendessero le decisioni considerando attentamente le alternative
disponibili.
Ora sono più esperto.
La maggior parte delle convinzioni
delle Persone Serie [Serious People] si basa su pregiudizi, non sul ragionamento.
E questi pregiudizi sono soggetti a
mode e ad entusiasmi passeggeri.
Questo mi conduce all’argomento di
questo articolo.
Negli ultimi mesi, io ed altri
abbiamo assistito, con meraviglia e orrore, all’emergere di un consenso nel
mondo politico a favore di una immediata austerità fiscale.
E’ cioè divenuta opinione comune che
adesso sia il momento di tagliare la spesa pubblica, nonostante il fatto che le
maggiori economie del mondo siano ancora profondamente depresse.
Questa opinione comune non si basa né
sull’evidenza dei fatti né su di una analisi attenta di essi.
Si basa invece su quella che potremmo
caritatevolmente chiamare pura speculazione, e meno caritatevolmente il frutto
delle fantasie delle elite politiche - e specificatamente di quella che io
chiamo la fede negli invisibili guardiani del debito pubblico [invisible bond
vigilantes] e nella fata della fiducia [confidence fairy].
I guardiani del debito pubblico sono
gli investitori che staccano la spina ai governi che percepiscono come incapaci
o non desiderosi di rimborsare i loro debiti.
Qui non si discute del fatto che gli
Stati possano soffrire delle crisi di fiducia (si veda alla voce Grecia, debito
della).
Ma quello che i sostenitori
dell’austerità affermano è che (a) i guardiani del debito pubblico stanno per
attaccare gli Stati Uniti, e (b) che qualsiasi ulteriore spesa compiuta per
stimolare l’economia scatenerà il loro attacco.
Quali motivi abbiamo per credere che tutto
questo sia vero?
Sì, gli Stati Uniti hanno dei
problemi di bilancio di lungo periodo, ma quello che decidiamo di compiere nei
prossimi due anni per stimolare l’economia non ha quasi alcuna incidenza sulla
nostra capacità di affrontare questi problemi di lungo periodo.
Come ha recentemente detto Douglas
Elmendorff, direttore del Congressional Budget Office, “non c’è alcuna
contraddizione intrinseca tra il fornire un ulteriore stimolo all’economia oggi
che il tasso di disoccupazione è elevato e molte fabbriche e uffici sono
sottoutilizzati, e l’imporre una restrizione fiscale tra alcuni anni, quando la
produzione e l’occupazione saranno probabilmente vicine al loro potenziale".
Eppure, ogni pochi mesi ci viene
detto che i guardiani del debito pubblico sono arrivati, e che dobbiamo imporre
l'austerità ora, adesso, subito, per placarli.
Dopo di allora i tassi di interesse a
lungo termine sono scesi di nuovo.
Lungi dal fuggire dal debito pubblico
degli Stati Uniti, gli investitori evidentemente lo considerano come la loro
scommessa più sicura in un'economia in difficoltà.
Eppure i sostenitori dell’austerità
ci assicurano ancora che i guardiani del debito pubblico attaccheranno da un
giorno all'altro se non tagliamo immediatamente la spesa pubblica.
Non preoccupatevi però: i tagli della
spesa pubblica possono fare male, ma la fata della fiducia farà andare via il
dolore.
“L’idea che le misure di austerità
possano provocare il ristagno dell’economia non è corretta” ha dichiarato
Jean-Claude Trichet, il presidente della Banca Centrale Europea, in una recente
intervista.
Perché?
Perché “le politiche che ispirano
fiducia alimenteranno e non danneggeranno la ripresa economica”.
Ci sono stati casi nel passato di
tagli della spesa e di incrementi dell’imposizione fiscale seguiti da una
crescita economica.
Ma ognuno di quegli esempi si
dimostra, ad un esame più attento, un caso nel quale gli effetti negativi
dell’austerità sono stati compensati da altri fattori, fattori che non sono
probabilmente rilevanti oggi.
Ad esempio, il caso del periodo di
austerità-con-crescita-economica dell’Irlanda degli anni ’80 dipese da un
drastico passaggio da un deficit ad un avanzo della bilancia commerciale, una
strategia che non possono perseguire tutti i paesi nello stesso tempo.
E gli esempi attuali di austerità non
sono affatto incoraggianti.
L’Irlanda è stato un bravo soldatino
nel corso della crisi, e ha attuato con accanimento tagli selvaggi della spesa
pubblica.
La sua ricompensa è stata un crollo
dell’economia simile a quello della depressione del ’29 - e i mercati
finanziari hanno continuato a trattarla come un paese con un grave rischio di
default.
Altri bravi soldatini, la Lettonia e
l’Estonia, hanno fatto anche di peggio - e tutte e tre queste nazioni hanno
avuto - che lo si creda o no - diminuzioni della produzione e dell’occupazione
più gravi di quelle dell’Islanda che fu costretta dall’ampiezza della sua crisi
finanziaria ad adottare politiche meno ortodosse.
Dunque, la prossima volta che sentirete
delle persone apparentemente serie spiegare la necessità dell’austerità,
provate ad analizzare quello che dicono.
Quasi certamente, scoprirete che
quello che sembra realismo ostinato si fonda in realtà su delle fantasie, sulla
fede nel fatto che invisibili guardiani ci puniranno se ci comportiamo male e
che la fata della fiducia ci premierà se ci comportiamo bene.
La politica del mondo reale - quella
politica che rovinerà le vite di milioni di famiglie di lavoratori - si sta
oggi costruendo su queste basi
[FINE]
* Ho
aggiunto i link al testo.
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