sabato 10 dicembre 2016

All'Italia



Giacomo Leopardi

All’Italia

Recanati, settembre 1818. Versi 1-40.
Recitazione di Sergio Carlacchiani. Testo controllato su Carmelo Cappuccio, Poeti e prosatori italiani, Vol. III - L’Ottocento e il Novecento, Sansoni, Firenze 1963, pp.232-234.


All’Italia



O patria mia, vedo le mura e gli archi
e le colonne e i simulacri e l'erme
torri degli avi nostri,
ma la gloria non vedo,
non vedo il lauro e il ferro ond'eran carchi
i nostri padri antichi. Or fatta inerme,
nuda la fronte e nudo il petto mostri.
Oimè quante ferite,
che lividor, che sangue! Oh qual ti veggio,
formosissima donna! Io chiedo al cielo
e al mondo: - Dite dite;
chi la ridusse a tale? - E questo è peggio,
che di catene ha carche ambe le braccia;
sí che sparte le chiome e senza velo
siede in terra negletta e sconsolata,
nascondendo la faccia
tra le ginocchia, e piange.
Piangi, che ben hai donde, Italia mia,
le genti a vincer nata
e nella fausta sorte e nella ria.




Se fosser gli occhi tuoi due fonti vive,
mai non potrebbe il pianto
adeguarsi al tuo danno ed allo scorno;
che fosti donna, or sei povera ancella.
Chi di te parla o scrive,
che, rimembrando il tuo passato vanto,
non dica: - Già fu grande, or non è quella - ?
Perché, perché? Dov'è la forza antica,
dove l'armi e il valore e la costanza?
Chi ti discinse il brando?
Chi ti tradì? Qual arte o qual fatica
o qual tanta possanza
valse a spogliarti il manto e l'auree bende?
Come cadesti o quando
da tanta altezza in così basso loco?
Nessun pugna per te? Non ti difende
nessun de' tuoi? L'armi, qua l'armi: io solo
combatterò, procomberò sol io.
Dammi, o ciel, che sia foco
agl'italici petti il sangue mio.


[FINE]



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