Tommaso Padoa Schioppa
Berlino e Parigi. Ritorno alla realtà. Interventi strutturali difficili ma obbligati
Corriere della Sera,
26 agosto 2003.
Pubblicazione
disponibile qui
.
La durezza del vivere. Contro il progresso sociale
I governi di Francia e Germania
sembrano aver scelto, ormai senza riserve, la strada di quelle che il gergo
economico chiama riforme strutturali.
Non sappiamo se andranno fino in
fondo; ma se poniamo questa scelta in prospettiva possiamo comprenderne il
significato storico e anche azzardare una previsione.
Solo sei anni fa Francia e Germania
si autoiscrivevano con sussiego nel nucleo dei Paesi in regola su tutto:
inflazione e bilancio, direttive europee e stabilità politica.
In realtà i semi delle difficoltà già
maturavano.
La Germania aveva vinto per anni,
decenni, combinando la superiore qualità dei suoi prodotti industriali (chi compra
una Mercedes non bada al prezzo) con la superiore stabilità dei prezzi:
le periodiche rivalutazioni del marco premiavano la combinazione ma vi contribuivano
anche, perché proprio esse calmieravano i prezzi.
La Francia, dopo la svalutazione del
1983, aveva preso la ferrea determinazione di fare «come e meglio della
Germania»; un severissimo controllo dei salari accrebbe anno dopo anno la
competitività favorendo la crescita.
Proprio il successo della rincorsa francese
contribuì a indebolire l’arma vincente della Germania. Nel 1992-'93, rifiutando
la svalutazione sul marco, la Francia si difese da un ritorno al vecchio male.
Nell’ultimo decennio entrambi i
percorsi si sono fatti impervi.
Anzitutto per la Germania, aggravata
dai costi della riunificazione e dalla perdita del vantaggio di prima della
classe. Poi anche per la Francia, dove si esaurivano i margini della disinflazione
competitiva.
Quando la corsa dell’economia
americana cessò di far crescere tutti, le magagne di ciascuno divennero evidenti e il
bisogno di curarle urgente.
Francia e Germania si ritrovarono con
disoccupazione e disavanzo pubblico pesanti; da severi maestri della stabilità
divennero scolari senza il compito fatto.
Non restavano che le riforme
strutturali, eterno ritornello di quelle che Luigi Einaudi chiamava le sue
prediche inutili: lasciar funzionare le leggi del mercato, limitando l'intervento
pubblico a quanto strettamente richiesto dal loro funzionamento e dalla
pubblica compassione.
Nell'Europa continentale, un
programma completo di riforme strutturali deve oggi spaziare nei campi delle
pensioni, della sanità, del mercato del lavoro, della scuola e in altri ancora.
Ma deve essere guidato da un unico
principio: attenuare quel diaframma di protezioni che nel corso del Ventesimo
secolo hanno progressivamente allontanato l’individuo dal contatto diretto con
la durezza del vivere, con i rovesci della fortuna, con la sanzione o il premio
ai suoi difetti o qualità.
Cento, cinquanta anni fa il
lavoro era necessità; la buona salute, dono del Signore; la cura del vecchio, atto di pietà
familiare; la promozione in ufficio, riconoscimento di un merito; il
titolo di studio o l'apprendistato di mestiere, costoso investimento.
Il confronto dell'uomo con le
difficoltà della vita era sentito, come da antichissimo tempo, quale prova di
abilità e di fortuna. È sempre più divenuto il campo della solidarietà dei
concittadini verso l'individuo bisognoso, e qui sta la grandezza del modello
europeo.
Ma è anche degenerato a campo dei
diritti che un accidioso individuo, senza più meriti né doveri, rivendica dallo
Stato.
Germania e Francia sono Paesi con
forte struttura dello Stato, consapevoli di sé, determinati a contare nel
mondo, sorretti da classi dirigenti attente all'interesse generale.
In entrambe, il modello di società
(lo stesso dell'Italia) ha bisogno di coraggiose correzioni, diverse e in
qualche caso maggiori di quelle necessarie all'Italia. Le difficoltà sono
notevolissime. Ma riesce difficile pensare che, imboccata la strada, i due
Paesi non sappiano percorrerla con determinazione.
[FINE]
Articolo segnalato e commentato qui.
Il corsivo è mio.
Peggio di Von Hayek. Antiproletario, più la tecnologia aumenta, più devi soffrire.
RispondiEliminaSenza stato sociale non ha senso il patto sociale; volete l'homo homini lupus?
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