venerdì 14 febbraio 2014

Il liberismo è di sinistra




Claudio Cerasa

La sfida di Renzi a Bersani

Il Foglio.it, 8 giugno 2012.
Pubblicazione disponibile qui



Il liberismo è di sinistra




 “Sì, è vero: adesso ci siamo.
Le primarie, almeno così sembra, alla fine si faranno; e noi, quando Pier Luigi Bersani ufficializzerà la sua scelta, saremo pronti a giocarci la nostra partita.
Lo faremo per sfidare il segretario, certo, ma soprattutto lo faremo per affermare le nostre idee, per dare una scossa al partito e per provare una buona volta a rivoluzionare, e a innovare, questo PD.
E però, carini, non fatevi illusioni: ché se qui noi siamo in campo non lo facciamo per partecipare, ma solo perché sappiamo che noi, oggi, in questa gara, possiamo vincere davvero”.

[...] questa mattina alle dieci in punto nella sede del PD [...] il segretario del partito, Pier Luigi Bersani [...] ufficializzerà una data che Renzi, come molti altri nel PD, aspettava da tempo.
Una data importante: 14 ottobre, giorno di primarie.

“E’ la scelta giusta – dice Renzi in questa conversazione con il Foglio – ed è una nostra vittoria dato che noi le primarie le chiedevamo da tempo. [...]

So che non sarà uno scherzo, naturalmente. So che la sfida sarà aperta e che le primarie non saranno come quelle di Firenze, e che per vincerle sarà necessario conquistare cifre mostruose, più o meno, diciamo un milione e mezzo di voti, ovvero cento volte i voti che ottenni tre anni fa a Firenze. Lo so, ma non ho paura: il nostro progetto è forte, e io ho le idee molto chiare su come poter costruire una piccola impresa”. [...]

“Vedete – continua Renzi – dico ‘noi’ non perché io ci tenga a fare l’acrobata con le parole ma solo perché so che nei prossimi mesi se dovesse emergere una candidatura più forte della mia io sono pronto a farmi da parte. E qui non si tratta di essere diplomatici: si tratta semplicemente di avere la consapevolezza che a guidare la partita deve essere qualcuno che ha la possibilità di vincere, e non di fare una mezza comparsata, sul modello Rosy Bindi, come è successo nelle ultime primarie del centrosinistra”. [...]

“Poco importa la formula. Qui contano i contenuti. E i contenuti della nostra battaglia saranno chiari: sono quelli che abbiamo elencato lo scorso anno alla Leopolda e sono quelli che ribadiremo a fine giugno a Firenze.

Non parleremo mai di alleanze, parleremo molto di liberismo, di merito, di Europa, ambiente e proveremo a dimostrare che per essere il principe dell’innovazione il PD non ha bisogno di ammanettarsi a qualche inutile lista civica”.

Renzi entra nel merito e prova a elencare alcuni punti del programma.

Primo: “Non faremo una sciocca campagna contro Mario Monti, ma spiegheremo per quale motivo, per la classe dirigente del PD, Monti è diventato un alibi per non ammettere una verità: che se il PD perde voti non è perché appoggia Monti ma perché fino a oggi non è riuscito a presentarsi di fronte agli elettori come un’alternativa credibile per guidare questo paese”.

Secondo: “Faremo una campagna sul merito, e cercheremo di dimostrare che un partito riformista, di fronte per esempio a riforme suggestive come quella suggerita dal ministro Francesco Profumo, non può permettersi di essere percepito come il partito che si preoccupa di non dare spazio al talento”.

Terzo: “Spiegheremo che senza chiarire i problemi legati all’Europa, e senza impegnarci per dare vita agli Stati Uniti d’Europa e dare la possibilità alla Bce di stampare moneta, i problemi del nostro paese, e non solo quelli economici, non verranno mai risolti”.

Quarto: “Dimostreremo che non è vero che l’Italia e l’Europa sono state distrutte dal liberismo ma che al contrario il liberismo è un concetto di sinistra, e che le idee degli Zingales, degli Ichino e dei Blair non possono essere dei tratti marginali dell’identità del nostro partito, ma ne devono essere il cuore”.

Quinto: “Mai più il modello Vasto e mai più coalizioni fatte per vincere, farsi ricattare e naturalmente non governare”.

Il cronista fa notare che alcuni tratti del programma coincidono con quelli del segretario ma su questo punto Renzi ha le idee chiare, e sostiene che ora come non mai è il momento di mostrare ed esplicitare qual è “il fallimento più grande di questa classe dirigente”.
“E’ qui la vera questione – dice Renzi – oggi non si tratta solo di rottamare qualcuno. Si tratta di spiegare che c’è un’intera generazione politica che fa parte di una squadra che negli ultimi vent’anni ha contribuito a portare il paese verso l’abisso in cui siamo precipitati. Finora i Bersani, i D’Alema e gli altri mostri sacri del PD hanno avuto l’occasione di realizzare le riforme che oggi dicono di voler fare un domani. L’occasione l’hanno avuta e non l’hanno sfruttata.

Ora tocca a noi: e se si vince bene, e se si perde faremo un sorriso e torneremo a Firenze e nelle nostre rispettive città. Tranquilli, però: se scendiamo in campo non lo facciamo per fare i bischeri: lo facciamo per vincere, e vedrete che ce la faremo”.


 [FINE]


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