Claudio Cerasa
La sfida di Renzi a Bersani
Il Foglio.it, 8
giugno 2012.
Pubblicazione
disponibile qui.
Il liberismo è di sinistra
“Sì, è vero: adesso ci siamo.
Le primarie, almeno così sembra, alla
fine si faranno; e noi, quando Pier Luigi Bersani ufficializzerà la sua scelta,
saremo pronti a giocarci la nostra partita.
Lo faremo per sfidare il segretario,
certo, ma soprattutto lo faremo per affermare le nostre idee, per dare una
scossa al partito e per provare una buona volta a rivoluzionare, e a innovare,
questo PD.
E però, carini, non fatevi illusioni:
ché se qui noi siamo in campo non lo facciamo per partecipare, ma solo perché
sappiamo che noi, oggi, in questa gara, possiamo vincere davvero”.
[...] questa mattina alle dieci in
punto nella sede del PD [...] il segretario del partito, Pier Luigi Bersani
[...] ufficializzerà una data che Renzi, come molti altri nel PD, aspettava da
tempo.
Una data importante: 14 ottobre,
giorno di primarie.
“E’ la scelta giusta – dice Renzi in
questa conversazione con il Foglio – ed è una nostra vittoria dato che noi le
primarie le chiedevamo da tempo. [...]
So che non sarà uno scherzo,
naturalmente. So che la sfida sarà aperta e che le primarie non saranno come quelle
di Firenze, e che per vincerle sarà necessario conquistare cifre mostruose, più
o meno, diciamo un milione e mezzo di voti, ovvero cento volte i voti che
ottenni tre anni fa a Firenze. Lo so, ma non ho paura: il nostro progetto è
forte, e io ho le idee molto chiare su come poter costruire una piccola
impresa”. [...]
“Vedete – continua Renzi – dico ‘noi’
non perché io ci tenga a fare l’acrobata con le parole ma solo perché so che
nei prossimi mesi se dovesse emergere una candidatura più forte della mia io
sono pronto a farmi da parte. E qui non si tratta di essere diplomatici: si
tratta semplicemente di avere la consapevolezza che a guidare la partita deve
essere qualcuno che ha la possibilità di vincere, e non di fare una mezza
comparsata, sul modello Rosy Bindi, come è successo nelle ultime primarie del
centrosinistra”. [...]
“Poco importa la formula. Qui contano
i contenuti. E i contenuti della nostra battaglia saranno chiari: sono quelli
che abbiamo elencato lo scorso anno alla Leopolda e sono quelli che ribadiremo
a fine giugno a Firenze.
Non parleremo mai di alleanze,
parleremo molto di liberismo, di merito, di Europa, ambiente e proveremo a
dimostrare che per essere il principe dell’innovazione il PD non ha bisogno di
ammanettarsi a qualche inutile lista civica”.
Renzi entra nel merito e prova a
elencare alcuni punti del programma.
Primo: “Non faremo una sciocca
campagna contro Mario Monti, ma spiegheremo per quale motivo, per la classe
dirigente del PD, Monti è diventato un alibi per non ammettere una verità: che
se il PD perde voti non è perché appoggia Monti ma perché fino a oggi non è
riuscito a presentarsi di fronte agli elettori come un’alternativa credibile
per guidare questo paese”.
Secondo: “Faremo una campagna sul
merito, e cercheremo di dimostrare che un partito riformista, di fronte per
esempio a riforme suggestive come quella suggerita dal ministro Francesco
Profumo, non può permettersi di essere percepito come il partito che si
preoccupa di non dare spazio al talento”.
Terzo: “Spiegheremo che senza
chiarire i problemi legati all’Europa, e senza impegnarci per dare vita agli
Stati Uniti d’Europa e dare la possibilità alla Bce di stampare moneta, i
problemi del nostro paese, e non solo quelli economici, non verranno mai
risolti”.
Quarto: “Dimostreremo che non è vero
che l’Italia e l’Europa sono state distrutte dal liberismo ma che al contrario
il liberismo è un concetto di sinistra, e che le idee degli Zingales, degli
Ichino e dei Blair non possono essere dei tratti marginali dell’identità del
nostro partito, ma ne devono essere il cuore”.
Quinto: “Mai più il modello Vasto e
mai più coalizioni fatte per vincere, farsi ricattare e naturalmente non
governare”.
Il cronista fa notare che alcuni
tratti del programma coincidono con quelli del segretario ma su questo punto
Renzi ha le idee chiare, e sostiene che ora come non mai è il momento di
mostrare ed esplicitare qual è “il fallimento più grande di questa classe
dirigente”.
“E’ qui la vera questione – dice
Renzi – oggi non si tratta solo di rottamare qualcuno. Si tratta di spiegare
che c’è un’intera generazione politica che fa parte di una squadra che negli
ultimi vent’anni ha contribuito a portare il paese verso l’abisso in cui siamo
precipitati. Finora i Bersani, i D’Alema e gli altri mostri sacri del PD hanno
avuto l’occasione di realizzare le riforme che oggi dicono di voler fare un
domani. L’occasione l’hanno avuta e non l’hanno sfruttata.
Ora tocca a noi: e se si vince bene,
e se si perde faremo un sorriso e torneremo a Firenze e nelle nostre rispettive
città. Tranquilli, però: se scendiamo in campo non lo facciamo per fare i
bischeri: lo facciamo per vincere, e vedrete che ce la faremo”.
[FINE]
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