João Ferreira
A União Europeia não é reformável
Intervista a Avante!,
20 marzo 2014.
Pubblicazione
disponibile qui.
Traduzione di marx21.it
(qui parzialmente rivista).
João Ferreira è il capolista
della Coalizione democratica unitaria (la coalizione promossa dal Partito comunista
portoghese) nelle elezioni del Parlamento Europeo del 25 maggio.
L'Unione Europea non è riformabile
Quale importanza assumono le prossime elezioni per il Parlamento Europeo
nel quadro dell'attuale situazione politica?
Assumono una indiscutibile
importanza.
Il Portogallo vive uno dei momenti
più bui della sua storia.
Mai come oggi è stata tanto evidente
la relazione tra i principali problemi del Paese e i vincoli imposti dall'integrazione
capitalista europea – il sostegno principale alle politiche di destra, nel corso
degli ultimi 28 anni.
I partiti che si sono alternati al
governo lungo questo periodo sono gli stessi che nelle istituzioni dell'Unione Europea,
compreso il Parlamento Europeo, hanno sottomesso il Portogallo, ripetutamente e
in modo crescente, a decisioni contrarie ai suoi interessi.
Queste elezioni sono un'opportunità
non solo per eleggere più deputati del Partito comunista portoghese e dei suoi
alleati nella Coalizione democratica unitaria (CDU) – deputati impegnati nella
difesa degli interessi nazionali e nella ferma difesa degli interessi dei
lavoratori e del popolo – il che, già di per sé non sarebbe poca cosa, ma anche
per dare più forza all'esigenza delle dimissioni di questo governo e della
sconfitta della politica di destra.
[...]
C'è chi, pur concordando con le giuste critiche che indirizziamo
all'integrazione capitalista europea e alle sue conseguenze, si domanda per
quale ragione allora votare e appoggiare chi è contro l'Unione Europea?
Il popolo portoghese e il Portogallo
hanno bisogno nel Parlamento Europeo di deputati che difendano convintamente e
coraggiosamente gli interessi nazionali e non di deputati ossequienti e
sottomessi ai disegni e alle proposte dell'Unione Europea.
Io direi che chi concorda con le
critiche che indirizziamo all'integrazione capitalista europea non potrà
assumere altro atteggiamento che quello di appoggiare e votare chi, come il Partito
comunista portoghese e la Coalizione democratica unitaria, da sempre, con
coerenza e in modo solidamente argomentato, ha previsto e contrastato gli
effetti di tale integrazione e l'ha sempre combattuta, senza illusioni né
ambiguità.
Questo appoggio e questo voto sono
una garanzia che si darà più forza a chi, nel Parlamento Europeo, assume come obiettivo
essenziale la difesa ferma degli interessi del Portogallo e dei portoghesi e
allo stesso tempo darà più forza alla lotta per l'alternativa patriottica e di
sinistra che assicuri, come nessun altro voto, la difesa e il recupero dei
diritti e dei redditi rubati e apra la prospettiva della costruzione di una
vita migliore per i lavoratori e il popolo portoghese.
Questo mandato (2009-2014) è stato attraversato da una crisi del
capitalismo senza precedenti nel periodo successivo alla Seconda guerra mondiale,
una crisi che ancora perdura. Si può dire che le contraddizioni e il carattere
imperialista dell'Unione Europea si sono aggravati?
Senza dubbio.
Essendo questo un processo di
integrazione capitalista, la crisi del capitalismo è, nell'Unione Europea, una
crisi della stessa Unione Europea, dei suoi fondamenti.
Non a caso, la risposta dell'Unione Europea
alla crisi ha seguito le linee fondamentali della risposta del sistema
capitalista alla sua crisi: distruzione delle forze produttive e aggravamento
dello sfruttamento, insieme alla concentrazione del potere politico ed
economico.
D'altro lato, si è accentuato il
carattere militarista dell'Unione Europea, la sua affermazione come blocco
militare e politico al servizio delle ambizioni imperialiste delle grandi
potenze. Crescono le spese militari e in collaborazione con la NATO aumenta la
partecipazione ad operazioni di ingerenza e aggressione a paesi sovrani.
L'adesione all'allora Comunità Economica
Europea fu uno strumento della controrivoluzione.
La firma dei successivi trattati
europei ha consolidato questo percorso traducendosi, in pratica, in una
maggiore dipendenza, in una minore sovranità e in un regresso economico e
sociale del Portogallo.
A 40 anni dalla rivoluzione, come si coniugano i valori di Aprile che
pretendiamo affermare nel futuro del nostro Paese nel quadro dell'attuale Unione
Europea?
L'inserimento del Portogallo nella Comunità
Economica Europea - Unione Europea, dal momento dell'adesione e fino al giorno
d'oggi, ha rappresentato, in termini generali, un conflitto con il regime
democratico che era emerso dalla Rivoluzione di Aprile e, evidentemente, con la
Costituzione della Repubblica che ha consacrato le sue grandi conquiste e la
visione di un paese indipendente e sovrano, orientato verso il progresso e la
giustizia sociale.
Le classi dominanti, che non hanno
mai accettato di aver perso potere con il 25 Aprile, hanno visto qui una grande
opportunità per soddisfare le loro ambizioni, legando il Paese all'integrazione
capitalista europea.
L'approfondimento dell'integrazione
si è tradotto in una escalation di questo conflitto.
Maastricht e la mancata costituzione
europea, poi recuperata nel Trattato di Lisbona, sono i passaggi cruciali che
dobbiamo sottolineare.
Allo stesso modo, gli sviluppi più
recenti (Fiscal Compact, Governance Economica, Semestre Europeo, il Patto Euro
plus) comportano evidentemente pericoli ancora maggiori per la sovranità e il
regime democratico, che potrebbero risultarne ancora più indeboliti.
Lo sviluppo di una politica
patriottica e di sinistra in Portogallo e, in termini più generali, la ripresa
del progetto di democrazia avanzata, che abbiamo iniziato con Aprile e che il Partito
comunista portoghese sviluppa nel suo programma, si scontrano, inevitabilmente,
con gli elementi portanti del processo di integrazione europeo.
Per questo proclamiamo con chiarezza,
senza ambiguità, la necessità della rottura con questi elementi portanti del processo
di integrazione.
Certi che nulla può obbligare il
Portogallo a rinunciare al diritto di scegliere le proprie strutture
socio-economiche e il proprio regime politico.
C'è chi sostiene che la crisi che ha colpito l'Unione Europea sia frutto
di errori della leadership, che ciò che si deve fare è oliare i meccanismi di
intervento dell'Unione, approfondire il federalismo per rispondere globalmente
ed efficacemente a questa e a future crisi. Esiste forse qualche possibilità di
riformare questa Unione Europea?
Al contrario di quanto esprime questo
orientamento (o disorientamento) di circostanza, che allude a “leader senza dimensione
europea” o ad altre ragioni del genere, frequentemente invocate, il modo con
cui l'Unione Europea si è mossa dipende dalle sue caratteristiche e dalla sua
natura di classe.
La situazione attuale evidenzia i
limiti dell'integrazione capitalista.
Ma non attenua la volontà di
proseguirla e approfondirla, da parte di coloro che già ne hanno beneficiato.
Al contrario.
In questa fase, l'approfondimento del
processo di integrazione richiede una ancora maggiore concentrazione del potere
politico ed economico in seno all'Unione Europea.
Una concentrazione di potere che
tende persino ad instaurare relazioni di dominio di tipo coloniale.
Viene evidenziato con maggiore
chiarezza il carattere antidemocratico del processo di integrazione e, ancora
una volta, vengono svelati i suoi limiti oggettivi, dimostrando che l'Unione Europea
non è riformabile e che i suoi assi federalista, neo-liberale e militarista
sono inseparabili.
I sostenitori delle soluzioni federaliste, anche coloro che invocano
questo inventato federalismo di sinistra, davanti alla critica del Partito
comunista portoghese a questo percorso non poche volte ci accusano di isolazionismo
e nazionalismo. Come rispondi a queste argomentazioni?
I tentativi di sottomissione delle nazioni in corso nell'Unione Europea
rappresentano una forma di oppressione di classe che viene esercitata sui
lavoratori e i popoli, oltre che un inquietante e pericoloso attacco alla democrazia.
Chi, pur dicendosi di sinistra, non se ne rende conto, o non vuole rendersene
conto, non comprende un elemento decisivo per intervenire sulla realtà del
nostro tempo, trasformandola nel senso del progresso sociale.
Se l'evoluzione del capitalismo ha portato le classi dominanti a
sacrificare gli interessi nazionali ai propri interessi di classe, allora, al
contrario, ciò conduce all'identificazione crescente degli interessi dei
lavoratori e del popolo con gli interessi nazionali.
Detto questo, noi non difendiamo
alcun isolazionismo e neppure alcuna soluzione autarchica, che oltre che non
essere possibile, non sarebbe neppure auspicabile.
Al contrario.
L'internazionalizzazione
dell'economia, la profonda divisione internazionale del lavoro,
l'interdipendenza e la cooperazione tra stati e i processi di integrazione
corrispondono a realtà e tendenze di evoluzione non esclusive del capitalismo.
In funzione del loro orientamento, delle
loro caratteristiche e obiettivi, tali processi possono servire i monopoli, o
possono servire i popoli.
E' diritto inalienabile di ogni popolo e di ogni paese lottare in difesa
dei suoi interessi e diritti.
L'Unione Europea non è stato il primo
processo di integrazione tra stati in Europa.
Certamente non sarà l'ultimo.
Sulla base dell'esperienza di precedenti elezioni, occorre ammettere che
il Partito socialista (PS) e il Partito socialdemocratico (PSD) basano la loro
campagna su questioni che nulla hanno a che vedere con i problemi reali del
popolo e del Paese, deviando l'attenzione su questioni come la Presidenza della
Commissione, per esempio. Come commenti tale strategia?
Il Partito socialista e il Partito
socialdemocratico - e ora anche il Centro democratico sociale (CDS) - hanno un compito
difficile in vista delle elezioni.
Questo compito è quello di tentare,
con tutti i mezzi, di dimostrare di essere diversi tra di loro mentre in realtà
erano e sono uguali.
Perché questi tre partiti, nello
stesso modo, si sono trovati uniti nella firma del patto di aggressione, e sono
stati uniti in tutto ciò che di più rilevante è stato votato al Parlamento
Europeo, in particolare negli ultimi cinque anni.
Per questa ragione, non mancheranno
manovre diversive.
Manovre che passano attraverso il
tentativo di illudere su ciò che è veramente in causa in queste elezioni.
Illudere sulla natura stessa di
queste elezioni, cercando di trasformarle in una presunta elezione del
presidente della Commissione Europea – il che non è, non è stato e non potrebbe
essere.
Vogliono nascondere che ciò che è in
causa è l'elezione dei deputati portoghesi al Parlamento Europeo.
Non è un caso.
Vogliono che si dimentichi che è
stato con l'appoggio di questi tre partiti che sono state approvate misure
profondamente contrarie agli interessi nazionali.
Vogliono che si dimentichi che invece
dell'indispensabile rinegoziazione del debito, che il Partito comunista
portoghese da tre anni propone, hanno scelto di vincolare il Paese a un patto
di aggressione, sfruttamento e impoverimento.
Vogliono soprattutto che si ignori la
dura realtà che rende infernale la vita di milioni di portoghesi, nascondendo
le responsabilità che portano nella situazione del Paese, derivante da anni di
politiche di destra promosse dai governi che si sono susseguiti di questi partiti.
L'esperienza ha dato completa ragione alla denuncia del Partito comunista
portoghese su ciò che avrebbe significato l'adesione all'euro. Ci sono voci e
settori che vedono nell'uscita dall'euro l'apocalisse, altri che difendono
l'uscita immediata dalla moneta unica. Puoi dirci la tua opinione?
L'ingresso del Portogallo nella
moneta unica ha condizionato e reso più fragile economicamente il Paese.
Il Paese ha perduto molto con
l'ingresso nell'euro.
Ma potrà perdere ancora di più, sia rimanendo
nell’euro, sia in uno scenario di riconfigurazione della zona euro, nella quale
venisse spinto ai margini, di fronte agli sviluppi della crisi che, in nessun
modo, possono essere ignorati.
Uscire dall'euro non significa tornare
al punto in cui eravamo quando siamo entrati. E ancora meno al punto in cui ci
troveremmo se non fossimo entrati.
Se è certo che il proseguimento
dell'attuale corso è assolutamente insostenibile, è anche chiaro che l'uscita
dell'euro può avvenire nell'interesse del popolo portoghese o può, al
contrario, avvenire nell'interesse di chi ha guadagnato con l'euro nel corsi di
tutti questi anni e che continua a guadagnare: interessi irrimediabilmente
antagonisti.
Pronunciandoci chiaramente per lo
scioglimento dell'Unione Economica e Monetaria, sosteniamo nello stesso tempo
la definizione, in collaborazione con l'insieme dei paesi colpiti nella loro
sovranità e sulla base del diritto allo sviluppo anche all’interno dell'euro, di
un programma che prepari l'uscita dalla moneta unica in accordo con gli
interessi di questi paesi e dei rispettivi popoli.
In un quadro in cui è assolutamente
chiaro che una cosa sarà l'uscita dall'euro guidata da un governo patriottico e
di sinistra, che affermi il primato degli interessi nazionali nelle relazioni
con l'Unione Europea, che protegga i lavoratori e il popolo dagli inevitabili
costi della decisione e approfitti in pieno delle opportunità di sviluppo che
si aprono, e un'altra, ben diversa, sarebbe l'uscita guidata dalle stesse forze
che ci stanno imponendo innumerevoli, ingiusti e sterili sacrifici in nome del
“mantenimento dell'euro”.
Con piena coscienza del fatto che ciò
che è decisivo per assicurare lo sviluppo sovrano e indipendente del Paese è la
realizzazione vittoriosa della lotta per la rottura con la politica di destra e
la costruzione di una politica patriottica e di sinistra e la chiara assunzione
del diritto inalienabile del popolo portoghese a far prevalere questo obiettivo
su qualsiasi altro interesse e condizionamento.
Quali sono le linee guida della campagna del Partito comunista portoghese
per le elezioni europee del 25 maggio? La lotta all'astensione è una
preoccupazione?
In queste elezioni, tutti noi
comunisti, e gli altri attivisti della Coalizione democratica unitaria, saremo
chiamati a costruire una campagna che deve essere allo stesso tempo di
mobilitazione per il voto e di spiegazione della necessità di rafforzare la Coalizione
democratica unitaria.
Una campagna che stiamo costruendo sulla
base del patrimonio delle attività svolte del
partito, del percorso compiuto di intransigente difesa degli interessi del
popolo e del Paese, con la definizione delle ragioni e dell'importanza del voto
alla Coalizione democratica unitaria e del suo contributo alla lotta più
generale in difesa dei diritti dei lavoratori e del popolo, sulla base dell'esigenza
di un'altra politica.
E costruiremo questa campagna con le
ragioni e l'autorità proprie di chi può presentarsi agli occhi del popolo portoghese
con la coerenza delle sue posizioni, alle quali i fatti hanno dato e danno
ragione.
Ci appelliamo per questo a tutti
coloro che, colpiti dalla politica di destra, lottano per un paese più giusto e
democratico, affinché non si astengano.
Perché facciano del 25 maggio, con il
loro voto alla Coalizione democratica unitaria, un giorno di lotta.
Che dicano, con il loro voto e non
con l'astensione, no ai partiti della troika nazionale.
Che condannino, con il loro voto e
non con l'astensione, gli usurai e l'oligarchia che vessano il popolo
portoghese.
Che dicano sì, con il loro appoggio e
il loro voto alla Coalizione democratica unitaria, allo sviluppo del
Portogallo.
Dicano sì al diritto dei portoghesi a
decidere del proprio destino.
Se dovessi presentare una sintesi delle ragioni dell'appoggio e del voto
alla Coalizione democratica unitaria come le riassumeresti?
E' nelle mani dei lavoratori e del
popolo portoghese la costruzione del loro futuro.
Nelle elezioni per il Parlamento
Europeo, il rafforzamento della Coalizione democratica unitaria, in termini di
voti, influenza e numero di deputati, è un obiettivo possibile e necessario.
Il voto alla Coalizione democratica
unitaria è l'unico che può assicurare la presenza di deputati nel Parlamento
Europeo che si impegnino per gli interessi nazionali e la difesa dei lavoratori
e del popolo.
Il voto alla Coalizione democratica
unitaria è l'unico voto coerente e decisivo per condannare la politica di
destra del Governo e dare forza alla lotta di chi non si rassegna e si batte
per un Portogallo più giusto, più fraterno, più democratico e sviluppato.
Un grande voto alla Coalizione
democratica unitaria, il 25 maggio, potrà rappresentare un fattore essenziale
per il cambiamento del corso della vita nazionale, per le dimissioni
dell'attuale governo e la sconfitta della sua politica, e per dare forza
all'alternativa politica, patriottica e di sinistra.
[FINE]
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