Enrico Corradini
Relazione al I Congresso Nazionalista
1910.
Estratto dalla
relazione pubblicato in Ottavio Barié, “Le origini dell’Italia contemporanea”,
Cappelli, Rocca San Casciano 1966, pp.100-101.
Socialismo nazionale
Dobbiamo partire dal riconoscimento
di questo principio: ci sono nazioni proletarie come ci sono classi proletarie;
nazioni, cioè, le cui condizioni di vita sono con svantaggio sottoposte a
quelle di altre nazioni, tali quali le classi.
Ciò premesso, il nazionalismo deve
anzitutto batter sodo su questa verità: l'Italia è una nazione materialmente e
moralmente proletaria.
Ed è proletaria nel periodo avanti la
riscossa, cioè nel periodo preorganico, di cecità e di debilità vitale.
Sottoposta alle altre nazioni è debole,
non di forze popolari, ma di forze nazionali.
Precisamente come il proletariato
prima che il socialismo gli si accostasse.
I muscoli de' lavoratori erano forti
come ora, ma che volontà avevano i lavoratori di elevarsi?
Erano ciechi sul loro stato.
Or che cosa accadde quando il
socialismo disse al proletariato la prima parola?
Il proletariato si risvegliò, ebbe un
primo barlume sul suo stato, intravide la possibilità di mutarlo, concepì il
primo proposito di mutarlo.
E il socialismo lo trasse con sé, lo
spinse a lottare, formò nella lotta la sua unione, la sua coscienza, la sua
forza, le sue stesse armi, il suo nuovo diritto, la sua volontà di vincere, il
suo orgoglio di stravincere, l'affrancò, lo portò a dettar la sua legge di
classe alle altre classi, alla nazione, alle nazioni.
Ebbene, amici, il nazionalismo deve
fare qualcosa di simile per la nazione italiana.
Deve essere... il nostro socialismo
nazionale.
Cioè, come il socialismo insegnò al
proletariato il valore della lotta di classe, così noi dobbiamo insegnare
all'Italia il valore della lotta internazionale.
Ma la lotta internazionale è la
guerra?
Ebbene, sia la guerra!
E il nazionalismo susciti in Italia
la volontà della guerra vittoriosa.
E’ superfluo avvertire che la nostra
guerra non è un precipitarsi alle armi, e che la nostra guerra vittoriosa non è
un'ingenuità poetica, o profetica, ma un ordine morale.
Noi insomma proponiamo un «metodo di
redenzione nazionale» e con un'espressione estremamente riassuntiva e
concentrata la chiamiamo «necessità della guerra».
La guerra è l'atto supremo, ma
l'affermare la necessità della guerra comprende il riconoscere la necessità di
preparare la guerra e del prepararsi alla guerra, cioè comprende un metodo
tecnico e un metodo morale.
Un metodo di disciplina nazionale.
Un metodo per creare la ragione
formidabile e ineluttabile della necessità della disciplina nazionale.
Un metodo per creare la necessità
inesorabile di ritornare al sentimento del dovere.
Preme al cuore dei nazionalisti che
le scuole e le ferrovie facciano il loro dovere.
Un metodo per restituir credito
soprattutto alle virtù e all'esercizio delle virtù, che i borghesi e la loro
opinione pubblica e il loro buon senso e le classi dirigenti e gli uomini
politici, o il parlamentarismo... misero da banda per rispetto alla vita
della nazione italiana.
Un metodo finalmente per rinnovare un
patto di solidarietà di famiglia tra le classi della nazione italiana.
Un metodo per provare la necessità e
l'utile di questo patto.
[FINE]
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