Zenone, filosofo di Elea, formulò un paradosso divenuto celebre: il paradosso di Achille e la tartaruga.
Il paradosso ci è stato tramandato attraverso la descrizione di Aristotele nella Fisica:
"Il secondo argomento è quello detto di Achille.
Eccolo: il più lento corridore non sarà mai raggiunto nella sua corsa dal
più veloce.
Infatti sarà necessario che l'inseguitore proceda fin là donde si è mosso
il fuggitivo, quindi è necessario che il corridore più lento si trovi sempre un
po' più innanzi".
Achille è veloce, la tartaruga lenta.
Supponiamo che inizialmente la tartaruga abbia un certo vantaggio su Achille.
Il paradosso dice che quando Achille sarà giunto nella posizione occupata
inizialmente dalla tartaruga, questa avrà percorso una certo tratto in avanti, piccolo
ma non nullo, e quindi sarà ancora davanti ad Achille.
Anche quando Achille
avrà raggiunto questa seconda posizione, la tartaruga si sarà spostata in avanti
di una certa distanza, minore di quella percorsa in precedenza ma non nulla, e sarà ancora
davanti ad Achille.
E così via...
Il paradosso dice quindi che Achille
non riuscirà mai a raggiungere la tartaruga perché, ogni volta che sarà giunto
nella posizione che essa occupava, la tartaruga si sarà spostata un poco più in
là, sempre meno ma sempre davanti.
Ovviamente in realtà Achille
raggiungerà la tartaruga.
E volendo possiamo anche calcolare
dove e in che tempo.
Se la velocità di Achille è vA e la velocità della
tartaruga è vT e la
distanza iniziale tra Achille e la tartaruga è d, Achille raggiungerà la tartaruga quando la distanza che avrà
percorso vA ∙ t sarà pari alla somma della distanza
iniziale che lo separava dalla tartaruga e della distanza percorsa nello stesso
tempo dalla tartaruga vT ∙ t.
Achille raggiungerà cioè
la tartaruga quando
vA ∙ t = d + vT ∙ t
cioè nell’istante t = d / (vA - vT).
Se la tartaruga è avanti di un chilometro, Achille corre con una velocità di 10 metri al secondo e la tartaruga si muove con una velocità di 1 metro al minuto allora Achille raggiungerà la tartaruga in 1.000/(10-1/60)=100,17 secondi dopo aver corso per 100,17∙10=1.001,7 metri.
Ora, supponiamo che la tartaruga sia
ferma, che la distanza che separa Achille dalla tartaruga sia di 200 metri e
che Achille debba raggiungere la tartaruga in 20 secondi.
Con quale velocità deve correre
Achille?
Applicando l’equazione vista, con vT = 0, abbiamo che deve essere vA ∙ t = d, cioè
vA =
d/t = 200/20 = 10 m/s
Per raggiungere la tartaruga in 20
secondi Achille deve correre con una velocità di 10 metri al secondo, che è semplicemente il rapporto tra la distanza da percorrere e il tempo che deve essere impiegato.
Se corre più velocemente la
raggiungerà prima, se corre più lentamente la raggiungerà dopo.
Ma Achille si lamenta, dice che è
faticoso correre così velocemente, dice che quando avrà percorso i primi dieci
metri gliene mancheranno solo 190, quindi potrà rallentare, perché un ventesimo
di 190 è pari a 9,5...
Achille, ma cosa dici!
Secondo Zenone non avresti nemmeno potuto raggiungere la tartaruga, purchè lei si muovesse, ora tu dici che puoi raggiungerla, mentre è ferma, in venti secondi anche correndo meno velocemente di quanto è necessario?
Quando avrai percorso i primi dieci
metri sarà già passato un secondo, quindi dovrai coprire i restanti 190 metri in
19 secondi: dovrai continuare a correre con una velocità di 10 metri al secondo!
In realtà non è Achille... è Angelo Baglioni, che, secondo un articolo de Il Fatto Quotidiano,
avrebbe - il condizionale è d’obbligo - spiegato che, nell’applicazione del fiscal
compact che richiede la riduzione del debito pubblico a una percentuale del
PIL pari al 60% nell’arco di vent’anni (Art. 4),
"il ritmo richiesto della discesa del debito" - la velocità di riduzione del
rapporto tra il debito pubblico e il PIL - "viene ricalcolato ogni anno" e che:
“Quindi, se il debito inizia a scendere la quota da ridurre si
assottiglia via via: se ho un debito di 200 e lo riduco di un ventesimo arrivo
a 190, quindi l’anno successivo il ventesimo richiesto non sarà più 10, ma
9,5.“
Non è così, Achille, ops, Angelo.
Se nel 2015 il rapporto tra il debito
pubblico e il PIL sarà pari al 135% e l’obiettivo è quello di portarlo al 60%
nell’arco di venti anni, allora il rapporto tra il debito pubblico e il PIL dovrà
essere ridotto, in media, di un ventesimo all’anno, cioè di una percentuale
pari al 3,75%.
[FINE]
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